Prima del tavolo di confronto a Palazzo Chigi tra gli esponenti del governo e le associazioni delle banche Abi, Cdp e Sace per risolvere il problema dei crediti incagliati, tante le ipotesi circolate per risolvere il problema.
Tra queste il ricorso alla Cassa depositi e prestiti e la cartolarizzazione. Per quanto riguarda la prima ipotesi, parlando a margine di un convegno il viceministro al MIT Edoardo Rixi ha spiegato che "un intervento di Cdp è una delle ipotesi allo studio. È evidente che chi si occupa della finanza pubblica in un Paese la prima cosa che deve fare è riavocare a sé tutti i crediti per capire quanti sono da pagare - ha continuato -. Dopodiché l’intenzione del governo è far fronte al pagamento nei confronti delle imprese, cosa che ad oggi era bloccata comunque, perché le banche non intendevano più pagare i crediti temendo per i loro bilanci".
L'altra ipotesi al centro è il ricorso alla cartolarizzazione ovvero una tecnica finanziaria progettata per trasformare strumenti finanziari non trasferibili in altri strumenti finanziari trasferibili, quindi negoziabili e quindi liquidi. Avanzata da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, l'idea prevede l’individuazione delle risorse incagliate, la costruzione di ‘pacchetti’ di crediti da cedere poi sul mercato con società veicolo specializzate. Il problema, in questo caso, è quello dei tempi. L’ipotesi F24, invece, è quella avanzata congiuntamente dall’Abi e dai costruttori dell’Ance. Che hanno chiesto al governo anche di sollecitare l’acquisto di crediti da società pubbliche controllate dallo Stato.
Ora l'ultima parola sul decreto spetta al Parlamento dove giovedì inizierà l’esame in commissione Finanze alla Camera.