Tra luci e ombre, il Superbonus 110% ha impresso una nuova spinta al mercato degli impianti, facendo ben sperare nella ripresa tra il 2021 e il 2022 dopo l’inevitabile battuta d’arresto dovuta alla crisi pandemica. Tutti gli attori del mercato si stanno riorganizzando per soddisfare una domanda che si preannuncia importante, a partire soprattutto dalla primavera di quest’anno, quando partirà la maggior parte dei cantieri per la riqualificazione energetica. Le opportunità che si aprono sono notevoli: gran parte del parco immobiliare italiano è obsoleto e, per raggiungere i target di efficienza energetica e l’obiettivo ambizioso della neutralità climatica al 2050, sarà necessario un imponente lavoro di rinnovamento, che parte proprio dagli impianti termici.
Altrettante però sono le sfide e gli ostacoli da superare, dal punto di vista non solo tecnico e tecnologico, ma anche normativo e burocratico. In questo contesto, come si sta organizzando il mondo della produzione? Quali sono le attese e quali le criticità riscontrate finora, dopo i primi mesi di applicabilità del nuovo incentivo? Ne abbiamo parlato nel corso di una tavola rotonda online con Marco Grisot, Business Unit Professional Manager di Baxi, Andrea Maffezzoli, Responsabile Tecnico di Hoval, e Alberto Villa, referente per i temi dell’efficienza energetica di Viessmann.
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Il mercato ha retto all’impatto della crisi
Nonostante i dati ancora provvisori, il quadro generale che emerge dalla chiusura del 2020 parla di un mercato che, tutto sommato, ha retto bene all’impatto della crisi. “Considerata la situazione, con i mesi di chiusura dovuti al lockdown, la performance è stata ottima”, commenta Marco Grisot. Gli fa eco Alberto Villa: “A parte i mesi immediatamente successivi allo sviluppo della pandemia, l'anno è andato sostanzialmente bene, in linea con quello precedente, anzi in leggero rialzo”. A fare da “freno”, paradossalmente è stato proprio il Superbonus, annunciato in primavera me definito in tutti i suoi aspetti tecnici e normativi soltanto in autunno.
“Questo ha creato un effetto di attesa: abbiamo notato quindi un calo delle attività nei mesi del lockdown, e un ristagno in quelli successivi”, spiega Andrea Maffezzoli. Il Superbonus, però, ha avuto anche l’effetto positivo di fare da “traino” agli altri incentivi già esistenti per gli interventi di riqualificazione energetica, a partire dall’Ecobonus. “Lo stesso Decreto Rilancio ha introdotto anche per gli interventi di Ecobonus l’importante strumento della cessione del credito e dello sconto in fattura, senza i vincoli precedenti. Questo, nei tre mesi di chiusura dell'anno, ha consentito un incremento importante di fatturato, principalmente per le applicazioni residenziali di piccola taglia”, aggiunge Villa. Anche secondo Maffezzoli l’incremento più consistente nella domanda è dovuto alle soluzioni con Ecobonus nel residenziale, soprattutto pompe di calore e sistemi ibridi: “Notiamo un progressivo riallineamento del nostro fatturato ai valori pre-Covid”.
Cessione del credito e sconto in fattura
Si tratta dei due meccanismi “chiave” del Superbonus 110%, che richiedono però anche una certa competenza da parte di tutti gli attori in gioco, e coordinamento tra fornitori, clienti, installatori e istituti di credito. Come si stanno organizzando i produttori in questo senso, e quali criticità sono state riscontrate finora? “La nostra filiera è piuttosto tradizionalista”, riconosce Grisot, “e questo ha comportato qualche difficoltà iniziale, inevitabile quando si tratta di un nuovo strumento, sicuramente complesso. Nel tempo si riuscirà a padroneggiare meglio tutti i vincoli della normativa, che magari saranno anche allentati. Come azienda ci siamo mossi guardando questi aspetti a tutto tondo, per dare un servizio che possa accompagnare i clienti in tutta la parte di generazione documentale e burocratica. A questo deve legarsi ovviamente anche un’offerta tecnica adeguata, con soluzioni che possano essere replicabili. Ogni edificio, ogni riqualificazione è infatti un mondo a sé: non c'è una soluzione che si possa applicare allo stesso modo dappertutto”. Anche per Maffezzoli l’aspetto della consulenza tecnica, commerciale e burocratica è stato fondamentale.
E non solo: “Ci siamo anche attrezzati dal punto di vista finanziario, attivando una piattaforma che i nostri clienti possono utilizzare per cedere a Hoval il credito fiscale e, nel caso di rapporti con il cliente finale, avere direttamente lo sconto in fattura. Dopo la prima partenza in sordina stiamo riscontrando un incremento delle richieste di cessione del credito per Ecobonus e richieste di supporto documentale e burocratico per il Superbonus”. Come Hoval, anche Viessmann ha deciso di lanciare una piattaforma per gli installatori partner, in seguito a un accordo con Banco BPM, a cui vengono ceduti i crediti. “Le criticità hanno riguardato soprattutto la parte documentale che gli installatori hanno dovuto compilare”, spiega Villa. “Dovendo passare attraverso istituti di credito la documentazione può creare qualche confusione. Proprio per questo abbiamo messo in piedi questo portale, che prevede una fase di revisione che rende più lineare il meccanismo per l’installatore”.
Da questo punto di vista, secondo Villa, una delle criticità maggiori si incontra nel caso di appartamenti con impianti autonomi all’interno dei condomini: al di là delle maggiori complicazioni per il progettista – che dovrà tenere conto dei diversi interventi “trainati” all’interno della singola unità immobiliare – mentre gli interventi sulle parti comuni potranno essere gestite facilmente da un general contractor, si potrebbero verificare situazioni in cui diverse unità immobiliari scelgono diversi percorsi fiscali rispetto al livello condominiale: chi la cessione del credito, chi lo sconto in fattura, chi la detrazione fiscale diretta.
Doppio salto di classe: le tecnologie più promettenti
La regina degli interventi di efficientamento energetico è senza dubbio la pompa di calore: su questo punto concordano tutti e tre i nostri interlocutori. “Dipende però dalla situazione applicativa e dalla fascia climatica”, specifica Grisot. “Ci sono edifici più vecchi in cui intervenire anche sull’impianto di distribuzione sarebbe molto più invasivo. In questi casi la soluzione giusta può essere un impianto ibrido, con una pompa di calore che lavora in combinazione con una caldaia tradizionale. Si prospetta un mercato interessante che deve essere affrontato avendo in mente una pluralità di proposte e di soluzioni percorribili”.
I sistemi ibridi sono una valida soluzione anche secondo Maffezzoli. La parola d’ordine, in ogni caso, è flessibilità: “Hoval ha puntato sull’estrema flessibilità di utilizzo grazie a un sistema di termoregolazione digitale che consente di gestire in maniera ottimale tutte le componenti dell'impianto, con la possibilità di scegliere tra diverse tecnologie: pompe di calore non solo aria-acqua ma anche geotermiche e acqua-acqua. Lo stesso vale per i generatori tradizionali: si può scegliere tra diverse tipologie di combustibile, dal gas metano al gasolio, nei rari casi in cui sia ancora richiesto. Attualmente abbiamo circa 2000 combinazioni possibili certificate, che possono essere anche abbinate a sistemi di produzione di acqua calda sanitaria efficienti, per una riqualificazione complessiva”.
C’è poi il fotovoltaico, che specialmente in abbinamento alla pompa di calore può offrire un notevole miglioramento per quanto riguarda l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni. Il problema, in questo caso, è la percentuale ancora molto bassa di autoconsumo. “Per l’utente finale stiamo sviluppando un meccanismo che incentiva ulteriormente l’installazione dei pannelli fotovoltaici, possibilmente con batteria ad accumulo, per creare le basi tecniche di quello che in futuro potrà essere il tessuto delle comunità energetiche, oggi a un livello ancora embrionale. Dal 30% di un impianto fotovoltaico vecchio stampo, una batteria ad accumulo correttamente dimensionata consente di arrivare anche al 60% di autoconsumo”, spiega Villa.
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