“La nostra valutazione è che il c.d. Superbonus (e bonus facciate), tenendo conto del solo “effetto aggiuntivo”, abbiano contribuito alla crescita del Pil nazionale per 1,9 punti percentuali nel biennio 2021-2022. Nelle regioni del Mezzogiorno il sostegno offerto sale a 2,4 punti; nel Centro-Nord esso è risultato pari a 1,8 punti. Su tale risultato pesa, in misura prevalente, il differente peso che ha il settore delle costruzioni ha nelle due aree: quasi il 32 per cento nel Sud, circa il 18 per cento nel resto del Paese”.
Così Svimez in audizione il 3 maggio scorso in Commissione Bilancio della Camera dei deputati nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia.
Secondo le stime di Svimez, “il contributo offerto dal Superbonus alla crescita complessiva del Pil nelle due macro-aree nell’intero biennio si commisura in circa il 17 per cento nel Centro-Nord, e nel 27 per cento nel Sud. La differenza nel “peso” rivestito da detta misura nelle due ripartizioni si deve alla diversa estensione, assai maggiore nelle regioni centrosettentrionali, rivestita da attività di mercato diverse dalle costruzioni quali l’industria in senso stretto e i servizi destinabili alla vendita.
In ogni caso va tenuto conto che si tratta di un contributo alla crescita che si esaurisce nel periodo di erogazione del beneficio, e non ha effetti significativi sulla crescita di lungo periodo”.
“Secondo i dati dell’Enea, al 31 marzo di quest’anno il numero di interventi agevolati dal Superbonus 110% sono pari a 403.809. Il valore dei corrispondenti lavori ammessi al beneficio (investimenti previsti) ammonta a 72,8 miliardi di euro, mentre quello relativo ai lavori già realizzati a 58,1 miliardi (46,6 al 31 dicembre 2022), per un ammontare di detrazione previste e già maturate rispettivamente di 80 e 63,9 miliardi (l’ammontare delle detrazioni è pari al 110% degli investimenti previsti e realizzati). L’investimento previsto medio è pari a poco più di 180 mila euro.
Il 71,3% degli interventi agevolati complessivi è localizzato nel Centro-Nord, per un ammontare di investimenti previsti pari a 50,9 miliardi di euro (69,9% del valore nazionale), di importo medio di 176,7 mila euro per intervento; il valore di quelli già realizzati è pari 41,5 miliardi di euro (71,4% del valore nazionale).
Nel Mezzogiorno gli interventi agevolati sono 115,9 mila, a cui corrisponde un ammontare di investimenti previsti di 21,9 miliardi di euro (pari al 30,1% del totale nazionale). L’importo medio per intervento al Sud è di 12 mila euro più elevato rispetto al Centro-Nord (188,7 mila euro). Gli investimenti effettivamente realizzati sono pari a 16,6 miliardi (28,6% del totale nazionale), il 75,9% di quelli previsti: un’incidenza di realizzazione più contenuta di quella registrata nel Centro-Nord (81,5%).
Da questi dati emerge che il Mezzogiorno ha mostrato una capacità di assorbimento degli incentivi del Superbonus decisamente superiore rispetto a precedenti agevolazioni fiscali in materia edilizia, quali, ad esempio, l’Ecobonus, per il quale la “quota Sud” si è fermata all’11,3%.
Come evidenziato dall’Ufficio parlamentare di bilancio il 16 marzo 2023 di fronte alla Commissione Bilancio della Camera, lo sconto in fattura applicato dal fornitore nel limite dell’importo dovuto e la trasformazione della detrazione in credito d’imposta cedibile ad altri soggetti (le due modalità di fruizione dell’agevolazione alternative alla detrazione) hanno favorito l’accesso al Superbonus dei beneficiari a basso reddito, tipicamente con maggiori difficoltà di accesso al credito, determinando, di conseguenza, una distribuzione delle risorse più favorevole alle regioni meridionali.
Nel 2021 sono stati realizzati investimenti per circa 11,2 miliardi di cui 7,8 al Centro-Nord e 3,4 mld nel Mezzogiorno. Nel 2022 gli interventi e gli investimenti previsti crescono di quasi tre volte a livello nazionale. A livello territoriale, il numero di interventi aumenta nel Mezzogiorno ad un tasso più elevato di quello registrato nel Centro-Nord. Al contrario, il valore degli investimenti previsti cresce nel Centro-Nord ad un tasso leggermente più elevato di quello del Mezzogiorno.
Nei primi tre mesi del 2023, si è verificato un forte rallentamento dei nuovi interventi, che si riducono di circa il 32% rispetto al valore medio trimestrale del 2022. Tale contrazione è assai più accentuata nelle regioni del Mezzogiorno (-61,4%) rispetto nel Centro-Nord (-20,2%). Con riferimento al volume di investimenti previsti, essi risultano sostanzialmente stabili rispetto alla dinamica media trimestrale del 2022 nel Centro-Nord (+2,4%) mentre al Sud si riducono di circa il 40%. Tali dati sembrano indicare il ruolo di freno esercitato dall’incertezza dell’assetto normativo e, in particolare sulla cedibilità del credito d’imposta, in particolare nelle Regioni del Sud”, osserva Svimez.