È iniziata ieri a Dubai la Cop28 la ventottesima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge nell’Emirato fino al 12 dicembre.
Come ogni anno è l’occasione per partecipare direttamente ai negoziati, ovvero per provare a trovare punti d’incontro comuni sulle proposte delle varie Nazioni.
E gli eventi in programma al Padiglione italiano a Dubai ricalcheranno i temi ispiratori delle giornate della COP28, affrontando argomenti quali l’ambizione climatica e il coinvolgimento dei giovani, la transizione giusta e la decarbonizzazione nel settore dei trasporti, il sistema agroalimentare, l’economia circolare e l’adattamento del territorio, le smart-cities e le comunità energetiche, ma anche tematiche quali la comunicazione per la sostenibilità, l’impegno della moda e della musica contro il cambiamento climatico.
Tra i temi in discussione quest’anno c’è certamente quello relativo ai sussidi pubblici per la ricerca, la produzione e il consumo dei combustibili fossili.
Sussidi pubblici ai combustibili fossili in crescita
Secondo l’ultimo aggiornamento di agosto del rapporto del Fondo Monetario Internazionale, nel 2022 i sussidi ai combustibili fossili hanno raggiunto i 7 mila miliardi di dollari, ovvero il 7,1% del PIL mondiale. Anche l’Italia fa la sua parte: secondo le stime quest’anno dovrebbe superare i 42 miliardi di euro, il 2,2 % del PIL. E le previsioni parlano di un lento ma costante aumento dei sussidi negli anni a venire.
Per questa ragione l’Unione europea si presenta alla Cop28 con la proposta di ridurre i sussidi pubblici, destinati sia i finanziamenti per la ricerca di nuovi giacimenti e per lo sviluppo di tecnologie per sfruttarli, sia alle iniziative per calmierare i prezzi di carburante ed energia nelle case. La proposta sarà verosimilmente osteggiata dai paesi in via di sviluppo che in ritardo nella transizione energetica e nello sfruttamento delle fonti rinnovabili, vorrebbero utilizzare ancora i combustibili fossili per sviluppare la loro economia.
Sussidi espliciti e impliciti
I sussidi ai combustibili fossili si dividono in espliciti e impliciti. I sussidi espliciti sono quelli indirizzati direttamente al settore energetico e prevedono un effettivo esborso da parte dello stato per consentire la vendita di energia a un prezzo più basso di quello richiesto dal mercato. Per esempio un sussidio esplicito è stato lo sconto sulle accise dei carburati temporaneamente introdotto dal governo Draghi. I sussidi impliciti, il cui valore è di gran lunga superiore a quelli espliciti, riguarda costi indiretti per la collettività come per esempio quelli per riparare ai danni alla salute. A livello mondiale nel 2022 sono stati pari a 5.710 miliardi di dollari nel 2022, in aumento rispetto ai 5.204 del 2021.
I paesi che spendono di più per le energie fossili
A livello assoluto è la Cina il paese che spende di più: nel 2022 è arrivata a 2.235 miliardi di dollari tra sussidi espliciti e impliciti, quasi un terzo di tutti i sussidi a livello mondiale. Seguono gli Stati Uniti con 757 miliardi erogati, il 10,8% del totale, e la Russia con 421 miliardi, il 6% del totale.
In proporzione al loro PIL però Cina, Stati Uniti e Russia non sono tra i paesi che destinano una quota maggiore a questi sussidi. I primi tre sono Algeria, Ucraina e Venezuela, che erogano sussidi rispettivamente per il 38,5, il 34,8 e il 32,6 % del loro PIL. Sia l’Algeria che il Venezuela sono paesi la cui economia si basa soprattutto sullo sfruttamento e sulle esportazioni di risorse energetiche, e tendono dunque a sussidiare parecchio il settore. Lo stesso si può dire per paesi come l’Iran (27,2%) e Arabia Saudita (27%).
L’Italia è in ventunesima posizione in termini assoluti, ma scende se si considera la quota di PIL: nel 2022 i sussidi ai combustibili fossili sono stati 63,3 miliardi di dollari, il 2,8% del PIL.