Bioedilizia

Svimez: utilizzare l'energia geotermica per 40mila edifici di Napoli e provincia

La proposta, contenuta nel Rapporto 2015 sul Mezzogiorno presentato alla Camera, consentirebbe la creazione di 15mila posti di lavoro in quattro anni

martedì 27 ottobre 2015 - Redazione Build News

geotermia_proposta

Utilizzare l’energia geotermica del sottosuolo per riscaldare e raffreddare 40mila edifici di Napoli e provincia e creare 15mila posti di lavoro.

La proposta è contenuta nel “Rapporto 2015 sull’economia del Mezzogiorno” presentato da Svimez questa mattina a Roma alla Camera dei Deputati.

In Italia la geotermia vanta due primati: la fonte geotermica è presente in quantità superiore a tutti i paesi europei, eccetto l’Islanda; le tecnologie nazionali del settore sono all’avanguardia nel mondo. Nel Sud, oltre che in Toscana e nel Lazio, sono presenti le aree italiane con la maggiore quantità e disponibilità di risorse geotermiche, soprattutto in Campania (Ischia, Campi Flegrei, Vesuvio) e in Sicilia. In misura minore l’energia geotermica è presente anche in Puglia e Sardegna.

Secondo la banca dati nazionale geotermica CNR-ENI, la Regione Campania conta 98 pozzi geotermici e 56 sorgenti, di cui rispettivamente 69 e 32 nell’area metropolitana di Napoli.

LA PROPOSTA. Secondo la Svimez immaginando la disponibilità della risorsa geotermica in media a 200 metri di profondità, si potrebbero sostituire le caldaie tradizionali con pompe di calore geotermiche per il riscaldamento e raffreddamento di tutti gli edifici, sia residenziali che produttivi, pubblici o privati, per l’intero territorio di Napoli e provincia, pari a oltre 40mila abitazioni, in quattro anni.

Ipotizzando interventi su un fabbricato di 10 unità abitative, il risparmio sarebbe di circa 6600 euro all’anno per fabbricato (660 euro l’anno per famiglia), con un impatto annuo sul Pil napoletano dell’1,4%. Ipotizzando di avviare all’investimento, come primo intervento, il 25% del patrimonio residenziale della città di Napoli (10.188 edifici) la stima dell’investimento sarebbe di circa 510 milioni di euro l’anno, più 100 di manutenzione. I posti di lavoro creati potrebbero essere circa 15mila nei quattro anni. La riqualificazione dei fabbricati comporterebbe anche un aumento del valore immobiliare degli stessi. Ammonta a 2,4 miliardi la stima degli interventi.

Sarebbe auspicabile, sostiene la Svimez, l’intervento del Governo centrale, d’intesa con la Regione Campania, che dovrebbe riguardare sia la semplificazione procedurale/autorizzativa per la realizzazione dei pozzi, che il sostegno finanziario agli investimenti.

Sarebbe necessario un censimento del territorio su zone molto circoscritte della città di Napoli e occorrerebbero specifici strumenti di incentivazione attualmente non presenti sottoforma di contributi diretti all’investimento.

LE RINNOVABILI UN'OPPORTUNITÀ PER IL SUD E PER L'ITALIA. “L’espansione delle energie rinnovabili – sottolinea il rapporto 2015 di Svimez - riveste un importante ruolo nella prospettiva del rilancio della crescita nel nostro Paese. Investire nelle potenzialità di sviluppo delle energie pulite rappresenta il presupposto imprescindibile per contribuire a superare le debolezze dell’Italia in campo energetico e, quindi, a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di energia, diminuire la bolletta energetica, arricchire la filiera produttiva nazionale e favorire lo sviluppo di nuove attività in settori innovativi, compresa una solida industria manifatturiera di settore, ad oggi carente. Le regioni meridionali sono in possesso delle potenzialità per giocare su questo fronte un ruolo da protagonista”.

Per i tre settori delle nuove “fonti rinnovabili” (solare, eolico e bioenergie), - diversamente dalle due fonti rinnovabili "tradizionali", idroelettrico e geotermico, per le quali si riscontra una netta concentrazione nel Centro-Nord (con quote dell’84% e del 100%) - è nel Mezzogiorno che si localizza la quota prevalente della potenza installata, che raggiunge complessivamente il 53%.

Nell’eolico, in particolare, il Sud occupa un ruolo indiscusso, con la quasi totalità (96,7%) di potenza installata nella macro area.

EFFICIENZA ENERGETICA. Secondo il rapporto “Lo sviluppo delle fonti rinnovabili può contribuire altresì ad accrescere l’efficienza energetica, cui è rivolta una crescente attenzione da parte dei policy maker sia a livello dell’Unione europea sia a livello degli Governi nazionali, in virtù dei rilevanti benefici sociali, di natura economica e ambientale che con essa è possibile conseguire. Anche in Italia, una particolare attenzione è stata dedicata alle strategie da porre in essere per favorire un ulteriore sviluppo dell’efficientamento energetico. Nella “Strategia Energetica Nazionale” (SEN) del marzo 2013, il nostro Paese ha, infatti, individuato l’efficienza energetica come ambito di intervento prioritario, valutandone decisivo il contributo al conseguimento di importanti obiettivi energetici nazionali. La SEN fa, inoltre, esplicito riferimento agli interventi di efficientamento degli edifici nelle aree urbane laddove si riconosce che questi possano “aprire la strada a un ripensamento delle stesse modalità di pianificazione e gestione urbanistica della città, considerato che circa il 70% dell’energia è consumata in contesti urbani, in cui l’edificio diventa il nucleo di un progetto più ampio di riqualificazione del territorio”.”

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