L'importanza di imparare dalla natura è presente da sempre in ogni campo della scienza e della tecnologia. Negli ultimi anni la natura è diventata un modello a cui anche architettura e design guardano con grande attenzione. Questo interesse mira a comprendere i meccanismi di funzionamento degli organismi viventi al fine di applicarli a creazioni umane, concentrandosi sulle capacità della natura a vari livelli, dal funzionamento cellulare e degli organismi fino ai sistemi di organizzazione e di adattamento evolutivo. Lo studio e l'imitazione sono stati resi possibili negli ultimi anni dalle evoluzioni tecnologiche sviluppate: linguaggi di programmazione e codificazione, modelling e stampa 3D.
Spazia in questo universo la ricerca di Neri Oxman, eclettica designer israeliana e professoressa al MIT Media Lab, che in un interessante talk tenuto pochi giorni fa sul palco del Ted ha illustrato alla platea di esperti e non- perché, lo ricordiamo, le TEDtalks nascono dalla costola delle conferenze TED (Technology, Entertainment, Design) con l'obiettivo di rendere universalmente e facilmente accessibili idee innovative che 'meritano di essere divulgate'- il senso del suo lavoro e lo stato dell'arte delle sue creazioni. Che esprimono il nesso fra biologia e tecnologia, dove la prima rappresenta il modello primordiale a cui tendere e la seconda il mezzo con cui riprodurne il funzionamento in materiali e strutture.
Partendo da una riflessione teorica sul dualismo che divide il mondo in parti distinte- il sintetico e l'organico, la creazione naturale e l'artificio- la Oxman spiega come a partire dalla rivoluzione industriale il mondo del design sia stato dominato dal rigore della manifattura e della produzione di massa.
L'industria- dice la designer- ci ha restituito un mondo oggettuale fatto di parti e ha spinto architetti e designer a pensare ai propri oggetti come assemblaggi di componenti con funzioni distinte. Ma in natura non esistono materiali omogenei assemblati. Pensiamo alla pelle umana, ad esempio. Quella facciale è sottile ed ha pori dilatati, quella posteriore è più spessa con piccoli pori. Una agisce da filtro, l'altra da barriera, ma è sempre pelle. Nessun assemblaggio e nessuna parte. È un sistema che varia gradualmente la sua funzionalità attraverso un mutamento di elasticità.
Il mondo appare diviso in due e qualsiasi architetto e design sembra essere costretto a dover scegliere tra lo scalpello e il gene, tra la macchina e l'organismo, tra il montaggio e la crescita, tra Henry Ford e Charles Darwin. Ma non è necessariamente così.
E il mio lavoro- spiega Oxman- è, semplificando, quello di unire queste due visioni del mondo.
Perché soltando adesso? Perché fino a 10 o anche solo 5 anni fa di questa unione e complementarietà non si discuteva? Perché è da poco tempo a questa parte che alcuni campi scientifici diversi fra loro stanno confluendo, offrendo ai progettisti l'accesso a degli strumenti finora sconosciuti. Questi campi- all'interno dei quali si sviluppa il lavoro della Oxman e del suo team di ricercatori e studenti- sono: il design computazionale, che permette di progettare forme complesse attraverso dei codici semplici; la produzione di additivi, che consente di produrre nuovi elementi aggiungendo del materiale piuttosto che intagliarlo; l'ingegneria dei materiali, che permette di studiare e riprodurre il comportamento dei materiali in alta risoluzioni; e la biologia sintetica, che consente di progettare nuove funzionalità biologiche ai materiali modificandone il DNA.
E' all'incrocio di questi quattro campi che io e il mio team creiamo.
Di quali creazioni parliamo? Parliamo di tessuti organici che si adattano non solo alla forma del nostro corpo ma anche alla sua composizione fisiologica, realizzati, come la maggior parte dei lavori di Oxman, grazie a una stampante 3D che sfrutta l’innovativa tecnologia di Stratasys a triplo getto. La stessa usata per progettare ‘Gemini’, una sedia acustica che, grazie ad una combinazione di 44 materiali digitali con diverse proprietà che riproducono i punti sensoriali del corpo umano, crea un habitat che rimanda al ventre materno. La terza innovazione presentata è un composto di chitosano realizzato con frammenti di conchiglie le cui concentrazioni chimiche sono state modificate di modo da ottenere una vasta gamma di proprietà. La pasta viene stampata da un robot in grado di dar vita a questo materiale resistente e riciclabile al 100% e utilizzabile per gli usi più disparati (è stato testato per la realizzazione di infissi).
Perché- sentenzia Oxman- ci ostiniamo a progettare con la plastica?
Poi viene presentata una delle creazioni per cui la designer si è guadagnata la notorietà: ‘Wanderers: An Astrobiological Exploration", che include quattro wearables, immaginati per essere incorporati nella materia vivente e per essere indossati nello spazio.
Creati attraverso la biologia di sintesi, le strutture indossabili incorporano tasche e apparati che possono ospitare materiali biologici, sinteticamente adattati per attuare cambiamenti chimici nell’atmosfera circostante. Sul palco del TED viene per la prima volta presentata un’evoluzione dei materiali che, oltre ad accogliere cianobatteri e e.coli, un batterio che abita nell’intestino umano, è in grado di riprodurre il meccanismo della fotosintesi clorofilliana.
Infine, Oxman parla di una delle ultime possibilità indagate per progettare strutture che possono essere utilizzate in vari modi, soprattutto con scopi edili: sono fili di seta (prodotti da 6500 bachi) modificati geneticamente e lavorati da un braccio robotico.
E’ possibile in poco tempo, spiega Oxman, ottenere chilometri di materiale che, una volta modificato, è resistente e plasmabile a vari usi, mantenendo le sue proprietà di eco-sostenibilità.