Tecnologie innovative

Teleriscaldamento con accumulo termico dal calore di scarto degli edifici

Per soddisfare la domanda di picco, uno studio svedese sta vagliando l’ipotesi di utilizzare il calore immagazzinato dagli edifici connessi alla rete di teleriscaldamento

giovedì 14 maggio 2015 - Erika Seghetti

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Il teleriscaldamento è un sistema comune per la distribuzione di energia utile al riscaldamento e alla fornitura di acqua calda in molte città svedesi. Il calore è in gran parte prodotto da prodotti residuali della silvicoltura, dai rifiuti domestici, o dal calore di scarto delle industrie. Ma la domanda di teleriscaldamento varia durante il giorno, con dei picchi che si verificano soprattutto di mattina presto. Per coprire questa domanda, molti produttori di sistemi di teleriscaldamento sono costretti ad installare caldaie per soddisfare i picchi di carico alimentate a combustibili fossili.

Sfruttare l'accumulo termico

Per risolvere questa problematica, che di fatto vanifica, almeno in parte, i benefici economici e ambientali dei sistemi di teleriscaldamento, uno studente dottorando al Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Göteborg, Johan Kensby, sta vagliando un metodo alternativo. La proposta è quella di immagazzinare il calore prodotto dagli edifici connessi alla rete di teleriscaldamento, per riutilizzarlo in base alle esigenze.

"Gli edifici hanno grande massa termica- ha dichiarato Kensby- Il calore può essere ‘ricavato’ dai pavimenti, dalle pareti, dal soffitto così come dall’acqua contenuta dai radiatori.”


In uno studio pilota, lo studente ha analizzato come gli ambienti interni, e quindi il confort, potesse risentirne nel caso in cui venisse prevista la fornitura di più o meno energia per il riscaldamento in certi momenti della giornata. Ed ha verificato che era possibile immagazzinare fino a 0,1 kWh di calore per metro quadrato in un edificio senza la temperatura interna variasse più di 0,5 gradi Celsius.

I residenti non se ne accorgono- conferma Kensby- perché queste variazioni di temperatura minima si verificano in qualsiasi momento. Basti pensare a quando si cucina piuttosto che a quando si apre una finestra.In questo modo è possibile uniformare il carico sul sistema di riscaldamento. Di fronte a un picco atteso, come l’ora di punta mattutina, il sistema si ‘prepara’ riscaldando un po’ più i radiatori e in anticipo di qualche ora. Una doccia di cinque minuti "costa" circa 2 chilowattora, il che significa che un appartamento di 80 metri quadrati è in grado di accumulare l’ equivalente di energia termica di quattro docce. Quando arriva il picco di domanda, il calore pompato nei radiatori viene reindirizzato per riscaldare l'acqua della doccia. Nel frattempo, gli ambienti mantengono una temperatura interna piacevole grazie al calore aggiuntivo immagazzinato. Quando si è terminato di utilizzare l’acqua calda per la doccia, il calore viene nuovamente reindirizzato nei radiatori.

Possibile implementazione
Il metodo dello studente è stato testato in alcuni edifici di Göteborg, grazie alla collaborazione con la società Göteborg Energi, e i risultati, insieme al riscontro degli abitanti, sembrano essere stati promettenti. E’ al vaglio l’ipotesi di implementare il metodo in modo definitivo in alcuni condomini. Resta la ‘questione’ della gestione dell’energia, che potrebbe essere controllata totalmente dalla società di servizi energetici, oppure potrebbero essere previsti dei pacchetti tariffari acquistabili e gestibili direttamente dagli utilizzatori.
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