Questa tecnologia di nuova generazione verrà messa a punto dall’Istituto per le Energie Rinnovabili dell’EURAC all’interno di Flexynets, progetto da 2 milioni di euro finanziato dal programma europeo di ricerca Horizon2020. Le attività sono state avviate all’EURAC il 7 e 8 luglio nel corso del kick-off meeting del progetto.
L’idea è quella di sviluppare il teleriscaldamento e teleraffrescamento del futuro. Un sistema che non va a sostituirsi ma a integrarsi con quelli attuali e che permetterà di sfruttare insieme al calore generato, ad esempio, dai termovalorizzatori anche quello prodotto da processi diffusi nel tessuto cittadino e solitamente scartato - spiega Roberto Fedrizzi, ricercatore dell’Istituto per le Energie Rinnovabili dell’EURAC e responsabile di Flexynets -, lavorando a basse temperature, infine, si riduce la dispersione di calore dai tubi collocati sotto terra, rendendo in questo modo l’intera rete più efficiente.
Le stime sono positive: adottando questa tecnologia il consumo di energia per il riscaldamento degli edifici e dell’acqua sanitaria si ridurrebbe dell’80% e del 40% per il raffrescamento, con un risparmio a livello europeo di 5 milioni di tonnellate in emissioni di CO2 entro il 2030. Il progetto, della durata di tre anni, prevede una prima fase di sviluppo a cui seguirà, a partire dall’inizio del 2017, la fase di test.
Al parco tecnologico di Bolzano realizzeremo nella prima parte del 2016 un laboratorio esterno in cui verrà installata una mini-rete di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Qui potremmo simulare e testare le strategie di controllo e i diversi scenari di utilizzo - aggiunge Roberto Fedrizzi.
Una terza fase del progetto prevede lo sviluppo di politiche che incentivino l’utilizzo di fonti di calore di scarto e che favoriscano l’integrazione di questa nuova tecnologia nei sistemi cittadini già in funzione: saranno creati due gruppi di lavoro che coinvolgeranno da una parte tecnici nel campo del teleriscaldamento, dall’altra gli amministratori delle città.