Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato del Presidente dell’Associazione Ingegneria Sismica Italiana (ISI), Andrea Barocci.
“C’è terremoto e terremoto, la Turchia e la Siria insegnano. Quello appena verificatosi è un evento catastrofico, ma prevedibile. Si tratta, infatti, di aree inserite nell’intersezione di 3 faglie assolutamente e fortemente interessate da questi fenomeni e con una memoria molto fresca: nel 1999 si è verificato un terremoto di intensità simile (7.5) e ha provocato 17.000 vittime.
La Turchia in merito all’antisismica ha una normativa che risale al 1998, più recente della nostra. Nel 2012 il governo turco aveva varato un piano che interessava la maggior parte del paese (il cui 70% è in zone ad elevato rischio sismico) con degli stanziamenti di oltre 400 miliardi di euro per demolire e ricostruire edifici non idonei, circa 6.5 milioni, il più grande piano urbanistico mondiale. Possiamo quindi affermare che in quel paese la consapevolezza sia particolarmente alta.
In relazione alla consapevolezza, possiamo dire la stessa cosa per l’Italia? In Italia ci allarmiamo e fanno notizia terremoti anche inferiori a 4 gradi di magnitudo che generalmente non provocano danni e non devono essere percepiti come un rischio. Un terremoto di media/alta intensità - superiore ai 4 gradi di magnitudo - incide invece a livello umano ed economico.
Quello che è successo in maniera eclatante in Turchia e Siria lo abbiamo vissuto anche noi, ma in scala minore, in Italia, paese con un patrimonio di edilizia pubblica e privata datato e con edifici storici particolarmente vulnerabili. Il nostro patrimonio edilizio per il 70-75% è stato realizzato in assenza di criteri antisismici (prima della fascia temporale ‘81-‘85) e nei cittadini non esiste una consapevolezza: il sisma viene dimenticato troppo in fretta e rimane esclusivamente nella memoria di chi lo ha subito. Considerato che il nostro paese è zona sismica, il tutto si scontra con una scarsa memoria o con una volontà a voler rimuovere anche dal punto di vista normativo e governativo ciò che è accaduto.
La consapevolezza del cittadino rimane dunque l’anello debole. Ciascuno è libero di convivere con il rischio, ma deve essere presente l’obbligo di informare sulla sua possibile entità e sull’opportunità di conoscerlo. Per essere chiari: perché se in una compravendita viene indicata la classe di efficientamento energetico, non viene comunicato anche il livello di rischio sismico? Perché un genitore non ha il diritto di sapere il rischio sismico della scuola frequentata dai propri figli? Il punto è che se il cittadino non è consapevole, non potrà mai agire per la messa in sicurezza dell’abitazione e non deciderà mai come misura di prevenzione di intervenire strutturalmente. Poi sceglierà lui quali rischio assumersi.
Anche qui però si
solleva una criticità. Vediamo dal punto di vista economico cosa è
accaduto in Italia finora.
Chi interviene per sopperire al
disastro causato dai terremoti? Lo Stato. Un evento sismico è un
affare di Stato e di conseguenza un affare di tutti noi. Al netto di
una scelta individuale di ogni singolo cittadino, lo Stato subentra
per ripristinare la condizione abitativa precedente, ancorché non
adeguata. Sappiamo esattamente quanto lo Stato ha speso e lo sappiamo
perché quando lo Stato è intervenuto per far fronte ai terremoti,
ha dovuto inserire delle accise sui carburanti esattamente nella
quantità di 12 centesimi per litro a partire dal ’68. Anche questa
è una tassa, una tassa che tutti paghiamo.
Da un rapporto della Camera, in totale dal 1968 al 2015 si parla di un costo attualizzato dei terremoti pari a 121 miliardi di euro (che considerando anche gli ultimi eventi ha ormai raggiunto i 170 miliardi) e un gettito dato dall’incremento delle accise pari a 261 miliardi di euro.
Il fattore economico dunque è fondamentale ed è uno di quegli aspetti che non possiamo dire di non conoscere.
Criticità e
opportunità per bonus fiscali: tipologia di interventi e
consapevolezza del cittadino.
Se parliamo di Sismabonus dobbiamo
per forza parlare di tipologia di interventi. Il Sismabonus è nato
con la finanziaria del 2017 e prevedeva che più l’edificio veniva
migliorato, più la detrazione era importante (da 70% a 85%). Con il
Super Sismabonus (110%) questa cosa è stata bypassata e quindi
qualsiasi intervento strutturale poteva rientrare nella percentuale
di detrazione.
Ciò che Ingegneria Sismica Italiana ha sempre affermato è la necessità di dare al cittadino la conoscenza del rischio del proprio immobile.
Qualora l’intervento non sia finalizzato al miglioramento antisismico, imporre l’obbligo della valutazione di sicurezza ed eventualmente dell’installazione di un sistema di monitoraggio, dando la possibilità di portarli in detrazione.
Purtroppo la comunicazione legata ai Superbonus è stata improvvida e tutta incentrata sull’intervento a costo zero piuttosto che sull’efficacia dell’intervento stesso.”