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Terremoto 24 agosto: il quadro dell’artigianato nei 62 comuni interessati

Nei 62 comuni interessati dagli eventi sismici sono presenti 2.588 imprese artigiane, pari al 23,5% del totale delle imprese, quota che sale al 35,8% al netto dell’agricoltura

venerdì 28 ottobre 2016 - Redazione Build News

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I danni del terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto 2016 richiede interventi a sostegno delle aree interessate e un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio nazionale. Il Documento Programmatico di Bilancio indica un fabbisogno pluriennale di 4,5 miliardi di euro “per affrontare l’emergenza immediata e avviare la ricostruzione pubblica e privata sui territori direttamente colpiti dal nuovo sisma”.

Nei 62 comuni, indicati nel DL n. 189 del 17 ottobre 2016, interessati dagli eventi sismici del 24 agosto 2016 sono presenti 2.588 imprese artigiane, pari al 23,5% del totale delle imprese, quota che sale al 35,8% al netto dell’agricoltura. Gli occupati delle imprese artigiane sono 5.398 pari al 32,1% dei 16.793 addetti delle imprese. Oltre metà (54,8%) dell’occupazione dell’artigianato nei comuni colpiti lavora nelle Marche, segue l’Umbria con il 17,4%, l’Abruzzo con il 17,2% e il Lazio con il 10,6%. Il 44,1% delle imprese artigiane opera nel settore delle Costruzioni, il 21,3% nel Manifatturiero, il 18,1% nei Servizi alle persone e l’11,1% nei Servizi alle imprese a cui si aggiunge il 4,8% dell’Agricoltura.

Il quadro completo è contenuto nell’Appendice “Artigianato nei 62 comuni colpiti dal sisma del 24/8/2016 indicati nel D.L. n.189 del 17 ottobre 2016” pubblicata da Confartigianato.

Alla ricostruzione si deve affiancare un piano di interventi di più ampio respiro e orientati alla prevenzione. Le caratteristiche morfologiche dell’Italia, infatti, la rendono più esposta a rischi idrogeologici che, anche a seguito dei cambiamenti climatici, tendono ad essere più frequenti e più violenti e alcuni dati evidenziano l’elevato grado di esposizione alle calamità del territorio italiano. In termini di rischio sismico si registra che l’8,8% dei comuni, pari a 705 unità, sono localizzati nella zona più pericolosa in cui possono verificarsi fortissimi terremoti e un ulteriore 27,4% dei comuni, pari a 2.203 unità, sono localizzati in zone in cui possono verificarsi forti terremoti: complessivamente oltre un terzo (36,1%) dei comuni italiani presenta una elevata esposizione al rischio sismico.

Le unità locali di imprese esposte a rischio alluvioni in Italia sono 576.535 (12%) nello scenario a pericolosità idraulica media con i relativi 2.214.763 addetti (13,5% occupazione). Il numero più elevato di imprese a rischio alluvioni in Emilia-Romagna (254.337 unità, pari al 63,1% del totale), Toscana (105.605 unità pari al 29,4%), Veneto (43.275 unità pari al 9,8%), Liguria (37.376 unità pari al 26,6%) e Lombardia (28.578 unità pari al 3,2%). Infine si aggiungono 79.530 unità locali di imprese a rischio in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata pari all’1,7% del totale, con i relativi 207.894 addetti.

Sull’impatto degli eventi avversi influiscono numerosi fattori, tra cui anche le minori spese per opere di consolidamento e di manutenzione del territorio: tra il 2011 e il 2015 la spesa pubblica per investimenti in costruzioni scende a 22,0 miliardi di euro all’anno, il 21,7% dei 28,1 miliardi registrati nella media del quinquennio precedente, con una media annua di minore spesa per 6,1 miliardi di euro.

L’intensificazione degli interventi di messa in sicurezza del territorio sono necessari anche in chiave anticiclica: nostre recenti analisi del mercato del lavoro al secondo trimestre del 2016 evidenziano che nell’ultimo anno l’occupazione sale del 2,0%, mentre il settore delle Costruzioni segna ancora una pesante caduta del 4,9%.

L’artigianato è fortemente interessato dall’uscita dalla crisi: le Costruzioni rappresentano il 27,8% dell’occupazione di tutte le imprese artigiane italiane e l’artigianato rappresenta più della metà (55,9%) dell’occupazione del settore.

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