“C’è un fiume di denari stanziati dall’Unione Europea e che rischiamo di dover restituire, perché l’apertura dei cantieri per la realizzazione di opere, i cui progetti sono esecutivi e definitivi, è bloccata dalle pastoie burocratiche. Considerati i tempi tecnici necessari agli adempimenti ed alla realizzazione dei lavori, è forte il pericolo di non riuscire a rispettare la scadenza del 2023 per la rendicontazione come indicato dagli organi comunitari. Si tratta di 300 milioni di euro, destinati ad interventi per l’irrigazione e per la sistemazione del territorio e poi di altri 300, per gli stessi obbiettivi, ma per i quali da mesi è attesa l’uscita dei bandi.”
A lanciare il preoccupato allarme è stato Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto, a Torino, al convegno “Il contributo dell’irrigazione perla competitività delle imprese agricole nel contesto della PAC 2014-2020”, azione cofinanziata dalla Commissione Europea nell’ambito dell’ “Acqua Tour 2018” organizzato congiuntamente con i sindacati FLAI-CGIL, FAI CISL, FILBI-UIL.
Quest’anno – ha proseguito il Presidente di ANBI – i bacini sono colmi d’acqua, ma rappresentano la capacità di trattenere solo l’11% delle piogge cadute; è evidente la necessità di un Piano Nazionale Invasi, perché dalla disponibilità irrigua dipende l’84% di quel made in Italy agroalimentare, che rappresenta 40 miliardi di export, componente fondamentale dei 267 miliardi di valore complessivo della produzione agroalimentare, dove trovano occupazione 3.300.000 persone.