In base ai dati raccolti dal Centro studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, nel 2014 i riconoscimenti di titoli professionali conseguiti all’estero sono stati appena 458, circa un centinaio di meno di quanto rilevato nel 2013.
Se si tiene conto che in due casi su tre si tratta di cittadini italiani, laureatisi in Giurisprudenza in Italia, che chiedono il riconoscimento del titolo abilitante in Spagna (a cui si aggiungono altri 8 che hanno conseguito il titolo abilitante in Albania e 5 negli USA), appare evidente quanto i flussi in entrata siano praticamente irrilevanti: 48 ingegneri, 20 biologi, 12 assistenti sociali e a seguire le altre professioni. Ed anche gli avvocati, che costituiscono la quota più ragguardevole (342, circa i tre quarti del totale), si riducono ad appena 27 escludendo gli italiani citati.
NAZIONALITÀ. Tra gli ingegneri che hanno ottenuto il riconoscimento del titolo professionale, non si distingue una nazionalità che spicca nettamente tra le altre, visto che i gruppi più numerosi sono costituiti da 8 ingegneri spagnoli (16,7%) e da 7 francesi (14,3%), e, complessivamente, i 48 ingegneri provengono da 22 nazioni diverse.
Tra questi, l'81,3% ha ottenuto il riconoscimento della validità del titolo per l’accesso alla sezione A, mentre il restante 18,1% è composto da ingegneri iuniores.
VIGILANZA SUI PROCESSI DI RICONOSCIMENTO. Per alcune professioni, ma soprattutto per gli ingegneri, i percorsi formativi non sono affatto omogenei tra i diversi paesi dell'Unione e pertanto – sottolinea il Centro studi Cni - è necessaria una costante e attenta vigilanza sui processi di riconoscimento.
GLI INGEGNERI ESCLUSI DALLA SPERIMENTAZIONE DELLA TESSERA PROFESSIONALE. Alla luce di queste considerazioni, la ventilata introduzione di una tessera professionale europea da parte della Commissione europea, con l'obiettivo di "semplificare il processo di riconoscimento e di introdurre l'efficienza economica e operativa a vantaggio dei professionisti e delle autorità competenti", per quanto auspicabile, sarebbe opportuno avvenisse solo in seguito ad un processo di profonda verifica e di omogeneizzazione dei percorsi formativi europei, in modo da essere certi che tutti i professionisti formati, in qualunque paese membro, siano in possesso delle competenze minime necessarie per lo svolgimento della professione.
Il rischio opposto è quello di alimentare quei flussi di "turismo della qualifiche", già in auge, come visto, da diversi anni per la professione di avvocato.
Ma proprio perché si è consapevoli che "professioni a regime generale come quella di ingegnere, per le quali sussiste una profonda differenza di formazione e modalità di accesso alla professione nei vari Stati membri, sono maggiormente suscettibili di tentativi di aggiramento della direttiva, come dimostra l'esperienza", la Commissione ha deciso di escludere la categoria degli "ingegneri" dalla sperimentazione della tessera professionale.