Da stamattina stanno facendo il giro del mondo le immagini drammatiche quanto spettacolari del crollo del ponte Francis Scott Key di Baltimora nel Maryland, causato da una nave mercantile battente bandiera di Singapore che ha urtato contro uno dei piloni portanti. L’incidente, avvenuto all’1:30 di notte, le 6:30 in Italia, ha causato anche la caduta in acqua di almeno sette veicoli, un camion e le autorità si sono subito messe alla ricerca dei dispersi. Il ponte di Baltimora, lungo 2.632 metri, era stato inaugurato nel 1977 e costituiva una valida alternativa al Baltimore Harbor Tunnel all’epoca piuttosto congestionato. Si stima che ogni anno il ponte di Francis Scott Key venisse attraversato da circa 11 milioni di veicoli ed era anche una delle vie per il trasporto di merci pericolose da e per il porto di Baltimora, interdette al passaggio attraverso i tunnel.
E non vi è dubbio che una rapida ricostruzione del ponte di Baltimora diventerà ora un tema centrale per la campagna elettorale, in vista delle prossime elezioni americane e per le quali la sfida Biden-Trump si fa sempre più accesa.
Ricostruzione a tempi di record del ponte di Genova
L’episodio di Baltimora non può non far tornate alla mente quando accaduto da noi in Italia con il crollo del Ponte Morandi. Diverse naturalmente le cause ma un fatto li accomuna. La vicinanza a un porto, nel nostro caso particolarmente strategico per il commercio e l’economia di buona parte del Nord Italia.
Per questa ragione, ma non solo, la ripresa del nostro Paese è passata attraverso la ricostruzione a tempi serrati del nuovo ponte San Giorgio. Dopo il crollo avvenuto il 14 agosto 2018, la ricostruzione è iniziata ufficialmente il 19 aprile 2019 con la posa del primo pilone. Il ponte San Giorgio, frutto di un progetto che l’architetto Renzo Piano ha donato alla sua città, è stato successivamente inaugurato il 3 agosto 2020, quindi in meno di due anni. Al netto però l’opera di ricostruzione è durata 12 mesi, impiegando nel cantiere più di 1.000 addetti che hanno lavorato a turno 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Gli artefici di questa sorta di “miracolo” sono state principalmente le società Webuild, Fincantieri, Italferr (che ha curato progetto esecutivo), la società Rina (che ha seguito la direzione lavori) e tante altre piccole e medie imprese (oltre 330) coinvolte nella realizzazione complessiva. Il nuovo viadotto a due carreggiate dell’autostrada A10 Genova-Ventimiglia è lungo 1.067 metri, alto 80 m ed è sorretto da 18 pile di cemento armato. Sotto, oltre al fiume Polcevera, sono rimasti naturalmente i quartieri di Certosa, Sampierdarena e Cornigliano nella Val Polcevera (GE).
Oggi possiamo certamente affermare che l’Italia ha saputo vincere una sfida non facile, realizzando a tempi di record una infrastruttura strategica per la mobilità nazionale che interessa un transito medio di 43.200 mezzi al giorno. Vedremo nei prossimi mesi se, dall’altra parte dell’oceano Atlantico, a Baltimora in particolare, sapranno seguire il nostro esempio.