di Franco Metta
Nel PNRR inviato a Bruxelles si trovano anche le stime sugli effetti che derivano dal piano di incentivi fiscali Transizione 4.0, finanziato in parte proprio con le risorse del Recovery Fund. In totale, si stima che saranno coinvolte 91 mila imprese che beneficeranno dell’agevolazione sotto forma di credito d’imposta, così ripartite: 26.900 per l’acquisto di beni materiali, 41.500 in beni immateriali, prevalentemente software, 20.600 per investimenti in ricerca, innovazione e design e infine circa 2.000 per attività di formazione legate alla transizione digitale 4.0.
Le risorse previste dal Recovery Fund, pari a circa 13,5 miliardi di euro, sono state integrate da quelle del Fondo complementare con quasi 5,1 miliardi, per complessivi circa 18,6 miliardi di euro.
La possibilità di cedere a terzi (istituti bancari compresi) il credito d’imposta è sfumata per il parere negativo della Ragioneria di Stato sui conti pubblici. Non si esclude però che la misura, su proposta del M5S, possa rientrare con un emendamento al Fondo complementare nazionale. Di certo è che la durata del piano di incentivi è fino al 2022 e guardando solo al biennio 2020-21 le stime del governo ipotizzano una platea di 56.300 imprese beneficiarie, di cui 45 mila per l’acquisto di beni strumentali 4.0.