La seconda ondata pandemica è arrivata e sembra più forte della prima. I nuovi casi di contagio da covid-19 sono in aumento in tutto il mondo e le vie di uscita da questa crisi sanitaria, che ha delle ricadute drammatiche anche livello economico e sociale, si fanno sempre più incerte. Sicuramente in questi mesi si è imparato molto sul virus SARS-CoV-2 e sono stati compiuti molti passi in avanti nella sua gestione ma restano aperte molte questioni irrisolte. Il punto cruciale è uno: quanto si sa realmente sul modo in cui il covid-19 si trasmette e si diffonde?
Contagio per via aerea: responsabile della seconda ondata?
Mette in luce questo aspetto fondamentale l’editoriale di The Lancet Respiratory Medicine, l’autorevole rivista scientifica inglese di ambito medico. Sottolineando come si continui a sottovalutare la questione del contagio per via aerea, che potrebbe essere il vero responsabile di questa esplosione dei casi in tutta Europa a settembre. Detta con parole semplici, l’efficacia delle mascherine per l’aerosol non è ancora provata e quasi nulla è stato fatto per ridurre il rischio di contagio nei luoghi chiusi, dove i dispositivi di protezione individuale non bastano, servono sistemi adeguati di ventilazione.
Ma andiamo per passi.
Come si trasmettono i virus respiratori
Come spiega The Lancelet i virus respiratori vengono trasmessi principalmente in tre modi: per contatto (di persone e superfici), per vicinanza e per via aerea. Sul primo punto, le ultime ricerche scientifiche suggeriscono che le superfici non possano essere considerate veicolo di trasmissione, o perlomeno sicuramente non il principale.
Le linee guida per il controllo delle infezioni hanno affermato che il SARS-CoV-2 viene trasmesso soprattutto attraverso goccioline infette di grandi dimensioni, i cosiddetti droplet, espulse attraverso colpi di tosse o starnuti. Questa evidenza ha portato alla misura principe per la gestione della pandemia: il distanziamento sociale. Che, a seconda degli istituti, dovrebbe essere di 1 o 2 metri. La distanza garantisce che le particelle infettive cadano a terra senza entrare in contatto con le persone vicine.
La scienza utilizza storicamente la soglia di 5 μm per differenziare tra particelle grandi e piccole. Ma ultimamente si sta suggerendo che la soglia dimensionale di 100 μm potrebbe differenziare meglio il comportamento aerodinamico delle particelle. Quelle che cadono a terra entro i 2 metri, stando agli studiosi, hanno una dimensione di 60-100 μm. I ricercatori hanno anche misurato le dimensioni delle particelle degli aerosol infettivi, dimostrando che i patogeni si trovano più comunemente negli aerosol di piccole particelle (
L'appello della scienza per riconoscere il rischio di trasmissione aerea
Sappiamo che inizialmente si riteneva che la trasmissibilità aerea del covid-19 fosse improbabile. Un dato, ribadito dall’Oms fin dall’inizio dell’epidemia, smentito da moltissimi studi. E che ha portato i famosi 239 scienziati a chiedere una revisione delle misure di protezione, riconoscendo il pericolo rappresentato dai luoghi chiusi, dove distanza di sicurezza e mascherine non bastano.
Lo scorso 5 ottobre il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha aggiornato i propri dati online, dichiarando che, sebbene il contatto diretto rimanga il principale veicolo di contagio, si sono verificati diversi casi di trasmissione avvenuta fra persone a più di due metri di distanza, in ambienti chiusi con una scarsa ventilazione e con un’esposizione superiore ai 30 minuti. Ovvero: casi di contagio aereo.
L'importanza della ventilazione nei luoghi chiusi
Non potrebbe essere questa una delle ragioni che ha placato la diffusione del virus nel periodo estivo, dove solitamente si trascorre il proprio tempo all’aria aperta? Se lo chiede The Lancelet e ce lo chiediamo anche noi, che abbiamo più volte affrontato la tematica della diffusione del SARS-CoV-2 negli ambienti chiusi, sottolineando l’importanza di sistemi di ventilazione efficaci.
La stagione che ci attende è quella invernale, che ci costringe a vivere in spazi chiusi. Se si vogliono evitare nuovi lockdown, con il conseguente impatto economico e di tenuta sociale, varrebbe la pena comprendere più a fondo le rotte di trasmissione del virus. Adattando le misure preventive ai nuovi studi scientifici.
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