Chiediamo – ha spiegato il presidente della Basilicata, Pino Lacorazza, presentando i quesiti antitrivelle in Cassazione - che non ci siano trivellazioni entro le 12 miglia e che siano ripristinati i poteri delle Regioni e degli enti locali mettendo inoltre i cittadini al riparo dalla limitazione del loro diritto di proprietà perché, ad esempio, un articolo dello 'Sblocca Italia' prevede che per 12 anni sia concesso il permesso di ricerca sui terreni privati alle società estrattrici.
L’iniziativa aveva ricevuto, in una serie di eventi pubblici, anche l’avallo di alcuni Presidenti delle regioni anche se non erano mancati i distinguo e le precisazioni. In particolare più di un Presidente aveva sottolineato il “carattere istituzionale” dell’iniziativa, escludendo ogni polemica con l’esecutivo ed anzi augurandosi possibili sviluppi nel dialogo con il governo.
ABROGARE ARTICOLI DEL DECRETO SVILUPPO E DELLO SBLOCCA ITALIA. I sei quesiti chiedono l'abrogazione di un articolo del decreto “Sblocca Italia” e di cinque articoli del decreto Sviluppo. Il primo riguarda l’articolo 35 del decreto sviluppo. Altri cinque vertono sul procedimento introdotto dal decreto “Sblocca Italia”, dei quali tre sull'articolo 38, uno sul decreto Semplificazioni del 2012 ed uno sulla legge numero 239 del 2004, che al decreto Sblocca Italia comunque si ricollega, in tema di attività estrattive di idrocarburi ed energetiche.
ATTESI I PRONUNCIAMENTI DELLA CASSAZIONE E DELLA CORTE COSTITUZIONALE. La Corte di Cassazione dovrà esprimersi entro il 10 febbraio. Su cinque articoli oggetto dei quesiti referendari presentati in Cassazione dai dieci Consigli regionali, è attesa anche la decisione della Consulta che si pronuncerà da gennaio ad aprile sulla questione trivellazioni.