Via libera dalla Conferenza Stato-Regioni al decreto attuativo del “Collegato Ambientale” che costituisce e dà l’avvio operativo alle Autorità di Bacino distrettuali, definendo la governance per la pianificazione in materia di acque e di difesa del suolo.
“Si tratta – spiega il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – di una delle più importanti riforme nel settore acqua mai compiute in Italia. Con questo testo, che riallinea il Paese alle direttive europee in materia, poniamo finalmente le fondamenta solide per un servizio idrico efficiente, costruito sulla chiarezza nelle competenze e nelle responsabilità, su un sistema più semplice e razionale, anche nei costi. L’Italia riparte da qui per recuperare il tempo perduto nella gestione a vari livelli del bene naturale più prezioso”.
Da trentasette Autorità di bacino nazionali, di cui trenta interregionali si arriva a sette Autorità distrettuali, di cui due insulari: Po, Alpi Orientali, Appennino Settentrionale, Appennino Centrale, Appennino Meridionale, Sicilia e Sardegna. Il nuovo impianto normativo razionalizza le competenze con l’esercizio da parte di un solo ente delle funzioni di pianificazione e la predisposizione dei Piani di gestione acque e alluvioni. Infine, spetterà al ministero dell’Ambiente un ruolo strategico di vigilanza e coordinamento sulle Autorità: le funzioni pianificatorie in materia di acqua e suolo sono in capo alle Autorità di bacino distrettuali e alle Regioni è assegnato l’importante ruolo di attuare i Piani di gestione alla scala sub distrettuale e territoriale regionale.
Dopo 27 anni dalla legge che istituì le Autorità di bacino e che introdusse per la prima volta il principio secondo cui la difesa del suolo e la tutela delle risorse idriche devono avvenire non già sulla base di confini amministrativi ma alla scala del bacino idrografico, e a 22 anni dalla Legge Galli sulla riorganizzazione del servizio idrico integrato, il 2016 diventa l’anno di attuazione di una governance distrettuale attesa da 10 anni.
Il Codice dell’Ambiente, che recepiva nel 2006 in Italia la direttiva quadro in materia di acque e disciplinava espressamente infatti l’istituzione delle autorità distrettuali, è rimasto per vari motivi totalmente disatteso fino a oggi, determinando carenze e sovrapposizioni di competenze che hanno indebolito l’attività di monitoraggio, pianificazione e programmazione. Con questo testo l’Italia risponde alle criticità che sono state sollevate dall’Ue per l’assenza di governance nell’Eu-pilot del 2015.
Adesso, d’intesa e in stretto raccordo con le Regioni verrà predisposto un d.p.c.m. per singolo distretto, per garantire in tempi rapidi la piena operatività delle nuove Autorità di distretto e definire congiuntamente con le Regioni, tenendo conto delle specificità territoriali, il miglior assetto organizzativo in termini di risorse umane e strumentali: ciò affinché i nuovi enti siano la punta di diamante per la futura pianificazione in materia di acqua e suolo.
Per Donatella Spano, Assessore alla difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna e coordinatore della Commissione Ambiente-Energia della Conferenza delle Regioni, “si tratta di un passo storico: una riforma attesa da decenni che permette di ottenere finalmente un obiettivo condiviso, grazie al fitto lavoro del ministero e alla spinta propositiva delle Regioni”.