Fisco

UE: ok alla proroga dello split payment fino al 30 giugno 2023. Filiera costruzioni: effetti devastanti per il settore

La Decisione del Consiglio dell’UE n.2020/1105 del 24 luglio 2020 autorizza in via definitiva la proroga triennale del meccanismo della scissione dei pagamenti

lunedì 3 agosto 2020 - Redazione Build News

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È unanime la protesta delle associazioni datoriali della filiera delle costruzioni (Ance, Alleanza delle Cooperative Produzione e Lavoro, Anaepa Confartigianato, Cna costruzioni, Casartigiani, Claai e Confapi Aniem) contro la proroga triennale dello split payment, chiesta dal Governo italiano e recentemente autorizzata dall’Ue.

In una lettera congiunta, indirizzata al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’economia, le associazioni del settore lanciano l’allarme sugli effetti devastanti del meccanismo di scissione dell’Iva che mettono a repentaglio la tenuta dell’intero sistema produttivo.

Lo split payment, che drena 2,5 miliardi di liquidità l’anno dalle casse solo all’edilizia, era stato introdotto per contrastare l’evasione Iva, ma con la messa a regime della fatturazione elettronica lo Stato ha già potuto beneficiare di un aumento del gettito Iva pari a 3,6 miliardi, facendo quindi venir meno i presupposti che ne motivavano l’adozione.

Soprattutto alla luce del fatto che, diversamente da quanto comunicato dal Governo italiano alla Ue, i tempi di rimborso Iva vanno ben oltre i 74 giorni: per il 60% delle imprese, infatti, superano i 270 giorni. Tempi che, uniti ai ritardi dei pagamenti della Pa, finiscono per compromettere del tutto il già delicato equilibrio finanziario delle imprese.

La filiera delle costruzioni chiede, quindi, di annullare la proroga di un meccanismo iniquo e dannoso che mette a repentaglio la sopravvivenza delle imprese.

È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea L 242/4 del 28 luglio 2020 la Decisione del Consiglio dell’UE n.2020/1105 del 24 luglio 2020, che autorizza in via definitiva la proroga del meccanismo della scissione dei pagamenti (cd. split payment) fino al 30 giugno 2023.

Come noto, la Decisione adottata dal Consiglio fa seguito sia alla proposta della Commissione europea formulata il 22 giugno u.s, volta ad estendere per un ulteriore triennio l’operatività dello split payment (la cui applicazione era stata da ultimo autorizzata sino allo scorso 30 giugno 2020), sia all’accordo politico raggiunto con il Governo italiano, in base a quanto annunciato dal MEF nel proprio Comunicato Stampa del 3 luglio scorso.

In sostanza, la Decisione n.2020/1105 comporta l’applicazione dello split payment sino al 30 giugno 2023 (senza soluzione di continuità rispetto alla precedente autorizzazione UE) alle operazioni effettuate nei confronti delle pubbliche Amministrazioni e degli altri enti e società, secondo quanto previsto dall’art.17-ter del DPR 633/1972.

In ogni caso, l’ANCE sta continuando l’azione di contrasto all’operatività del meccanismo per sostenere, in ogni occasione possibile, le ragioni del settore fortemente penalizzato da questo meccanismo.

Per questo, tra le altre iniziative associative, è stata condotta un’indagine breve che ha coinvolto anche le imprese associate, mediante la compilazione, in forma anonima, di uno specifico questionario on line.

I dati raccolti, grazie alla collaborazione del sistema, sono serviti a dimostrare, come sostenuto dall’ANCE, che i tempi dei rimborsi IVA non sono quelli dichiarati dal Governo.

In particolare, l’Amministrazione finanziaria ha comunicato che i tempi medi di rimborso, a partire dalla relativa istanza, sono di 74 giorni (che comprendono l’istruttoria ed il successivo pagamento).

Tale conteggio è falsato, perché si riferisce proprio al momento della presentazione dell’istanza, che è solo una parte del tempo necessario ad ottenere il rimborso del credito IVA, mentre il calcolo andrebbe effettuato, come sostenuto dall’ANCE, a partire dall’emissione della fattura.

Infatti, la richiesta di rimborso viene effettuata dalle imprese in media 3 mesi e mezzo dopo l’avvenuta fatturazione.

Resta fermo che l’ANCE sta proseguendo nelle proprie iniziative presso tutte le Sedi istituzionali, nazionali e comunitarie, al fine di ottenere un ripensamento della misura.

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