Il social housing visto dal punto di vista collaborativo, dalle prospettive “senior” e delle residenze studentesche, un’analisi delle evoluzioni nel settore social impact investing. Sono gli argomenti trattati nella settima edizione di Urbanpromo social housing, l’evento di riferimento sull’abitare sociale, organizzato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e da Urbit. La due giorni di analisi e approfondimento, tenutasi all’Open Incet a Torino, si è conclusa venerdì.
Vi hanno partecipano i principali attori dell’housing sociale. In particolare la manifestazione è promossa da CDP Investimenti Sgr (Gruppo Cassa depositi e prestiti), Programma Housing della Compagnia di San Paolo, Fondazione Sviluppo e Crescita della Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Housing Sociale e Fondazione CRC. La sessione conclusiva è stata dedicata a raccogliere le questioni che il Comitato tecnico – scientifico ordinerà e preciserà in documento che sarà presentato nel corso della quattordicesima edizione di Urbanpromo, in programma alla Triennale di Milano dal 21 al 24 novembre prossimi.
HOUSING SOCIALE COLLABORATIVO. Giordana Ferri, direttore esecutivo di Fondazione housing sociale, e Rossana Zaccaria, presidente di Legacoop abitanti, hanno coordinato la parte di discussione dedicata all’housing sociale collaborativo. Ne hanno fornita una definizione, che vi fa comprendere “interventi che hanno alloggi e servizi comuni e che prevedono un codesign e una coproduzione in cui sono coinvolti i futuri residenti”. Ferri e Zaccaria hanno rilevato come l’housing sociale collaborativo sia “una realtà che sta crescendo. In questo contesto di esperti internazionali comincia a esserci un linguaggio comune, l’Italia si sta collocando in modo avanzato con delle esperienze interessanti sia dal punto dell’innovazione che dalla quantità”. Elencate alcune caratteristiche necessarie perché l’intervento possa essere catalogato come una buona pratica: la presenza di spazi comuni, una gestione economica sofisticata visto l’impegno necessario specialmente nella fase iniziale, il monitoraggio e un mix sociale degli abitanti.
SENIOR SOCIAL HOUSING. Elio Morino dell’Istituto Nazionale di Urbanistica ha moderato la sessione dedicata al senior social housing, un campo specifico che nel nostro Paese, si può dire, è in fase di esplorazione nonostante riguardi un problema noto da tempo. Morino ha spiegato: “Si è sottolineato che il problema dell’invecchiamento ha necessità di un’analisi di tipo sociologico per capire le richieste e le soluzioni che ruotano intorno alle politiche abitative. Abbiamo voluto approfondire per capire come risolvere le esigenze delle persone con una aspettativa di vita sempre più alta, in cui si diffonde l’esigenza di invecchiamento attivo e del prolungamento di uno stato di benessere anche in età avanzata”. Il senior social housing si rivolge alla fascia di età compresa tra i 65 e gli 80 anni, e nasce anche da esigenze di tipo economico, dalla previsione che in futuro il reddito da pensione è destinato a scendere. Le persone nell’invecchiamento manifestano il desiderio di trascorrere più tempo nelle abitazioni, che però devono essere rese idonee prevedendo ad esempio servizi sanitari leggeri o di aiuto alla vita quotidiana forniti a domicilio. Morino ha citato modelli francesi e spagnoli che hanno destato interesse per la loro specificità.
SOCIAL IMPACT INVESTING. A Marco Camoletto di Fondazione CRT è spettata la moderazione del dibattito sul social impact investing, che ha voluto analizzare “il dialogo tra strumenti e operatori economici e finanziari tradizionali (investitori di lungo periodo, costruttori) e la categoria di investitori e prodotti di investimento che sono focalizzati sulle conseguenze sociali delle operazioni. Questi ultimi aspirano non solo a creare infrastrutture ma anche a ottimizzare gli impatti sociali. La discussione è quindi ruotata su un confronto tra la vocazione tradizionale e quella basata sulla valutazione del rendimento sociale”. E’ chiaro, ha spiegato Camoletto, che “le dimensioni dei due mercati sono incomparabili ma queste due realtà hanno cominciato a dialogare sia sui termini che sugli strumenti che possono creati e affiancati. Si notano crescenti interesse e comprensione reciproci”.
STUDENT HOUSING. CDP Investimenti Sgr ha curato infine la sessione incentrata sullo student housing, un altro campo molto specifico che presenta le difficoltà particolari della gestione e della sostenibilità economica. Paola Delmonte, direttore Responsabile Social Housing di CDP Investimenti Sgr, ha fatto notare che “le criticità in questo ambito sono legate alle dinamiche e al confronto tra pubblico e privato. I passi avanti degli ultimi anni dipendono anche da una maggiore apertura rispetto al privato, e questo è essenziale, specialmente quando la scarsità di risorse pubbliche può costituire un freno per l’intervento”. Delmonte ha citato “la sostenibilità economica come requisito fondamentale per gli interventi che prevedono una collaborazione tra pubblico e privato”, e ha compreso nel ruolo del pubblico anche quello di un possibile facilitatore per gli interventi. Come caso virtuoso, possono essere presi ad esempio Milano e Torino, dove proprio la disponibilità del pubblico a prevedere condizioni agevolate per la realizzazione degli interventi per gli studenti ha favorito la nascita di diversi studentati.