Via libera dal Consiglio regionale del Veneto alla proroga del Piano casa da maggio 2017 al 31 dicembre 2018.
“Ieri (il 19 dicembre 2016, ndr) in Consiglio Regionale, su una mia sollecitazione, raccolta e poi condivisa dall'assessore Corazzari e dalla maggioranza, è stata approvata la norma di interpretazione autentica che permette lo sblocco dell'impasse che, di fatto, ha fermato l'applicazione del Piano Casa negli ultimi due mesi. Nel contempo è stata votata pure la proroga del Piano Casa, nell'attuale versione, fino al 31 dicembre 2018”, spiega il consigliere regionale Andrea Bassi (Lista Tosi) che, in una nota, commenta “con soddisfazione l’approvazione dell’emendamento che permette di superare il problema nato con la recente sentenza del Tar del Veneto sul Piano Casa che imponeva il rispetto delle distanze previste dagli strumenti urbanistici comunali”.
“La norma di deroga alle distanze previste dai piani e dai regolamenti comunali e che imponeva di rispettare le sole distanze previste dalla legge statale - afferma Bassi - è rimasta tale e quale sia nella prima edizione del Piano Casa (2009), sia nella seconda (2011), sia nella terza (2013). Le circolari applicative emanate dalla Giunta Regionale di tutte e tre le edizioni hanno sempre confermato in maniera inequivocabile che il senso della norma era quello. Addirittura il Tar stesso già sei volte, prima della sentenza dell'ottobre 2016, aveva sposato tale linea”.
Bassi ricorda che “Ad oltre sette anni dall'approvazione della prima edizione, il Tar ha inspiegabilmente cambiato orientamento interpretando in senso iper restrittivo una delle norme fondamentali per il funzionamento del Piano Casa, creando così disorientamento negli uffici comunali, nei professionisti, nel comparto edilizio e nei cittadini che stavano pensando di intervenire per migliorare la propria situazione abitativa, senza contare tutte le possibili conseguenze in materia di ricorsi e liti tra privati che si potrebbero determinare sulla base di una simile sentenza. Ed in particolare la seconda sezione del Tar Veneto, competente in materia di edilizia e urbanistica, dopo anni di interpretazione della L.R. 14/09 aderente alle tre circolari regionali emanate ad illustrazione del testo originario e delle successive leggi di modifica n. 13 del 2011 e n. 32 del 2013, nell'ottobre 2016 ha dato corso ad un nuovo e sconcertante indirizzo interpretativo, in contrasto non soltanto con le predette indicazioni regionali, ma anche con la sua stessa giurisprudenza precedente, sostenendo che tutti i progetti relativi al Piano Casa dovessero rispettare le distanze tra edifici stabilite dagli strumenti urbanistici e dai regolamenti edilizi comunali e non, come accaduto fino ad oggi, solo le distanze indicate dalla legge statale”.
“L’emendamento al collegato alla finanziaria 2017 approvato ieri - conclude il consigliere regionale - ha permesso al Consiglio Regionale di riappropriarsi della facoltà di interpretare le norme da esso approvate: questa azione permette di dissipare ogni dubbio sul senso della stessa e contribuisce ad evitare la paralisi del settore edilizio, già fiaccato da un decennio di crisi, che nel Piano Casa ha trovato uno strumento che gli ha permesso di sopravvivere”.
CONFARTIGIANATO IMPRESE VENETO: “UNO STRUMENTO CHE HA SALVAGUARDATO 8MILA IMPRESE, 14MILA POSTI DI LAVORO E CON UN IMPATTO AMBIENTALE PRESSOCHÉ NULLO”. “Un bel regalo di Natale, per la verità atteso, ma graditissimo” commenta Paolo Bassani, Presidente degli Edili di Confartigianato Imprese Veneto. “Siamo soddisfatti - afferma Bassani - per una proroga che avevamo richiesto come Confartigianato in audizione in Consiglio ed arrivata anche prima del previsto, per uno strumento che si è rivelato “formidabile” nell’avviare una politica di “integrazione edilizia” che, costruendo sul costruito, ha prodotto nuove cubature senza alcun consumo di suolo, senza le “colate di cemento” tanto paventate dai detrattori e mai avvenute, come peraltro emerso da studi e indagini svolti da Edilcassa Veneto e da FRAV-Confartigianato nell’ultimo anno.
Confartigianato Imprese Veneto snocciola alcuni numeri aggiornati (dati Osservatorio Edilcassa Veneto sul Piano Casa):
- il piano casa ha garantito di tenere in vita 8.000 imprese e 14.000 posti di lavoro;
- è stato utilizzato dal 22% delle imprese edili venete;
- ha movimentato lavori mediamente compresi tra 30 e 40 mila euro per singolo intervento;
- è stato utilizzato da poco più del 4% delle famiglie, valore che scende al 2% nei capoluoghi di provincia e sale al 10% nei comuni delle aree diffuse;
- gli incrementi volumetrici medi sono stati pari a 160mc per singolo intervento nel settore residenziale (nel non residenziale questo valore sale a 650 mc);
- l’impatto ambientale è stato pressoché nullo, così come l’impatto urbanistico: si tratta in media di 4 interventi per kmq, pari ad una volumetria di 640 mc, che corrisponde ad un cubo di 9 x 9 metri di lato per 8 metri di altezza, edificati su quanto già esistente (una volumetria assolutamente trascurabile sia per impatto ambientale, che paesaggistico che di carico urbanistico;
- l’impatto urbanistico complessivo, dall’inizio dell’uso del piano casa, è valutabile in poco più di 12 milioni di mc complessivi, a fronte di 48 milioni di mc di nuova edilizia residenziale approvati dai comuni nello stesso periodo.
La sovra produzione di case nel periodo pre-crisi che ha prodotto in Veneto oltre 27 mila alloggi invenduti, si è confrontata con una diminuzione dell’85% dei permessi di costruire negli ultimi 10 anni. Dunque il mercato non assorbe più il nuovo e necessita di altre forme, più flessibili e adeguate, di intervento.
“Il piano casa - spiega Bassani - che nasce come strumento straordinario per il sostegno alle limitate possibilità economiche delle famiglie, come opportunità di miglioramento edilizio e di integrazione anche sociale (le due stanze in più per i figli o per avvicinare i genitori anziani, ad esempio), ma anche come sostegno al mercato edilizio in crisi, si è rivelato una “straordinaria opportunità” nella sua ordinarietà. L’ultima approvazione, che ne ha garantito l’utilizzo per 5 anni, ha di fatto reso lo strumento una norma quasi ordinaria, e in questa ordinarietà va trovata oggi una soluzione che permetta di proseguire nel suo uso. In questo senso la norma approvata nella finanziaria regionale è positiva, ma lo sarà ancora di più se si costruiranno le condizioni per rendere lo strumento strutturale e non congiunturale”. “Perché – prosegue - il mercato è cambiato. Oggi abbiamo bisogno di piani per risistemare le città, “ricucire le periferie” (direbbe Renzo Piano), ma anche strumenti per interventi puntuali e specifici che non alterino il rapporto tra paesaggio e suolo consumato. Dall’inizio della crisi il mercato dell’edilizia in Veneto ha perso complessivamente il 30% di investimenti, quasi 4 miliardi di euro all’anno che difficilmente potranno tornare a rappresentare il plafond operativo per le imprese. Questa riduzione è stata parzialmente limitata dagli investimenti relativi al piano casa, oltre 3,5 miliardi di euro in sette anni, ovvero una media di circa 500 milioni di euro all’anno di investimenti che altrimenti non ci sarebbero stati”.
“Una riflessione finale - conclude Bassani -. Nell’epoca dell’economia circolare il piano casa rappresenta un tassello importante per migliorare case, edifici e centri abitati, garantendo nuove opportunità nel rispetto di quanto già costruito, della riduzione del consumo di suolo e delle esigenze delle famiglie e dei cittadini, permettendo alle imprese, in particolare quelle artigiane, di garantirsi lavori e interventi in grado di supportare anche le innovazioni aziendali in termini di soluzioni tecniche e di nuove tecnologie applicative. Una normativa “win-win”, dove vincono tutti, dal territorio alle imprese, dalle città alle famiglie e ai cittadini. Una normativa che dimostra ancora una volta il vero volto del Veneto innovativo”.