Controlli più frequenti nelle aziende da parte dei Servizi di prevenzione igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro, interventi ‘educativi’ degli ispettori Spisal più che repressivi, un filo diretto tra Spisal e rappresentanti sindacali della sicurezza, più formazione per i lavoratori e gli imprenditori, maggiori investimenti nella salute e nella sicurezza dei luoghi di lavoro sia nella contrattazione aziendale e territoriale sia nella tecnologia, che può essere una preziosa ‘alleata’ per evitare l’uso improprio di macchine e attrezzature, un monitoraggio sincronizzato e costante degli incidenti e delle loro dinamiche delle cause, perché solo così si riesce ad intervenire in modo adeguato: sono alcune delle proposte emerse ieri al tavolo istituzionale, convocato dal presidente della Regione Veneto, a palazzo Balbi, su prevenzione e contrasto agli incidenti nei luoghi di lavoro.
“Il Veneto non è all’anno zero in tema di salute e sicurezza sul lavoro, gli infortuni sul lavoro sono scesi dai 70.961 dei primi anni Duemila ai 34.674 del 2016 – ha ricordato il presidente del Veneto – ma gli ultimi gravi casi di cronaca ci impongono di non abbassare la guardia. Siamo di fronte ad un vero e proprio ‘bollettino di guerra’: 170 morti sul lavoro dal 2015 ad oggi, già 24 dall’inizio dell’anno sino a metà maggio, di cui quasi metà tra agricoltura ed edilizia. Con un tasso di 18,87 incidenti per mille lavoratori nell’ultimo triennio il Veneto è alle spalle di altre regioni ad alta densità aziendale come l’Emilia Romagna, l’Umbria e la Toscana; ma supera di due punti la media nazionale. La sicurezza sul lavoro è un tema di civiltà che non può lasciare nessuno indifferente: in gioco c’è il valore del lavoro e dei lavoratori. Investire in sicurezza vuol dire dare dignità alle persone che lavorano e rendere più efficiente l’intero sistema economico”.
“Dagli ‘stati generali’ del mondo del lavoro – ha sottolineato - mi aspetto proposte utili e indicazioni per elaborare un piano di azione sistematico e coordinato, da condividere a ogni livello, tra istituzioni pubbliche e servizi, sindacati, associazioni datoriali e di categoria, autonomie locali”.
COSA SI PUÒ FARE CONCRETAMENTE. A stendere un primo ‘canovaccio’ su cosa si può fare concretamente sono state le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, presentando un documento congiunto al tavolo regionale che indica alcune priorità, a partire dal rafforzamento degli Spisal, con “un piano straordinario di assunzioni” e dal potenziamento del programma regionale epidemiologia occupazionale. I sindacati hanno messo sotto la lente, inoltre, il meccanismo degli appalti e la frammentazione dei contratti di lavoro, nonché la necessità di rilanciare gli investimenti delle imprese nelle nuove tecnologie e nella formazione dei lavoratori. Invitano inoltre a rendere permanente il tavolo regionale, al fine di avere una regìa unica tra i diversi soggetti impegnati nella prevenzione, controllo e formazione.
“Invito tutti gli enti coinvolti a valutare attentamente il documento proposto dai sindacati e a formulare emendamenti e integrazioni – ha tirato le fila il presidente della Regione Veneto, che ha dato a tutti i convenuti appuntamento “tra una settimana”, per mettere in campo interventi operativi, chiedendo anche di verificare “se siano necessarie ulteriori norme” a favore della prevenzione e della sicurezza.
L’appello del presidente e le proposte sindacali hanno raccolto sin d’ora le prime condivisioni e sottolineature. Se per il presidente di Ance Veneto Giovanni Salmistrari occorre investire nella mappatura dei cantieri esistenti con misure di controllo che prevedano le “notifiche preliminari” e la vigilanza sull’applicazione del contratto dell’edilizia, per il ‘numero uno’ di Confartigianato veneto, Agostino Bonomo, serve più coordinamento tra istituzioni negli interventi di controllo. Dal canto suo, il mondo agricolo, il più esposto in assoluto al rischio di incidenti mortali, con Luigi Bassani, direttore di Confagricoltura Veneto, ha sollecitato un ruolo di vigilanza persuasiva degli Spisal: “Non servono sanzioni più pesanti – ha chiarito – sono più efficaci controlli frequenti e reiterati, ad alta probabilità”. “La tecnologia può aiutare molto in agricoltura – ha aggiunto il direttore di Coldiretti, Alberto Bertin – per esempio evitando ai conducenti di disabilitare la barra di sicurezza sui trattori che ne evita il ribaltamento”. Confindustria Veneto, rappresentata da Gabriella Chiellino, ha richiamato le ‘buone prassi’ nella formazione per settore di produzione e nella scuola anche attraverso i progetti di alternanza scuola-lavoro, e ha invitato a riattivare il Comitato regionale di coordinamento; Andrea Polelli di Cna ha raccomandato percorsi di formazione ‘su misura per le microimprese. Il sindaco di Valeggio sul Mincio, Angelo Tosoni, vicepresidente dell’Anci Veneto, ha richiamato la responsabilità delle istituzioni pubbliche e degli enti locali nell’affidare gli appalti: “Il massimo ribasso non si coniuga con il rispetto della sicurezza”, ha affermato. Per il mondo delle cooperative, “vittime della concorrenza” (come ha ricordato Ugo Campagnaro di Confcooperative), bisogna investire anche i committenti, cioè supermercati e imprese, della responsabilità di garantire sicurezza e salute ai lavoratori delle imprese subappaltatrici. Per la direttrice dell’Inail Veneto, Daniela Petrucci, investire nella cultura del lavoro e nella sicurezza ‘paga’: “Il costo della mancata sicurezza vale il 4 per cento del Pil – ha ricordato –. Le imprese che investono nel migliorare le condizioni di lavoro dei loro lavoratori sono le più performanti”.
Il tavolo, presidiato oltre che dal presidente del Veneto dagli assessori e dirigenti regionali alla Sanità, al Lavoro e al Sociale, sarà riconvocato entro fine mese.