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Venezia, Fond. Inarcassa: non basta il Mose, servono soprattutto manutenzioni continue e diffuse

Comodo (Fondazione Inarcassa): “Si può e si deve completare il Mo.s.e, ma contro il maltempo occorre prestare attenzione anche alle attività ordinarie e straordinarie di manutenzione, seguendo il principio della prevenzione. Nel capoluogo veneto come nel resto d’Italia”

giovedì 21 novembre 2019 - Redazione Build News

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Il maltempo abbattutosi su Venezia ha incontrato una coincidenza molto particolare: la Festa dell’Architetto 2019, organizzata il 15 e il 16 novembre nell’ambito degli eventi per la Biennale d’Arte. Sono giorni davvero cruciali per la città lagunare, messa in ginocchio da un’acqua alta da record di 187 centimetri - seconda soltanto ai 194 centimetri raggiunti con l’alluvione del 1966 – i cui effetti appaiono devastanti per tutta la comunità.

L’occasione rappresentata dall’evento della Biennale, quindi, “può essere utile anche, e soprattutto, in un momento così difficile per la città – sottolinea l’ingegner Egidio Comodo, Presidente di Fondazione Inarcassa, realtà che riunisce 170mila tra ingegneri ed architetti liberi professionisti – proprio per ricordare il valore dell’ingegneria e dell’architettura in fasi così delicate per la vita di un territorio e di un Paese. Va detto, per quanto attiene a Venezia, che la realizzazione del Mo.s.e. può essere la soluzione di una delle criticità ma non di tutte. Occorrerebbero proficui investimenti anche per le opere, altrettanto importanti, di manutenzione, dei canali ad esempio, degli edifici storici e del patrimonio artistico e demaniale della città. L’attenzione è stata concentrata in questi lunghi anni sull’opera del Mo.s.e., che ha superato la cifra record di oltre 5 miliardi, ma non si può lasciare in alcun modo scoperta l’esigenza di concentrare risorse anche, in ‘tempo di pace’, sulla cura delle calli, sulla bonifica delle parti degradate della città, sui ponti e i rialzi, sulla pulizia dei canali. Insomma, il Mo.s.e. ha attirato grandi capitali e va quindi completato al più presto, sperando che si riesca a farlo entro la data indicata del 2021, ma resta aperta, comunque, la questione di una fondamentale, continua e capillare azione di manutenzione. Di fatto, uno dei cardini del principio e della pratica della prevenzione, a Venezia come in tutto il resto d’Italia, per strutture e infrastrutture”.

Già la storia aveva dimostrato, nei secoli passati, che Venezia richiede misure calibrate “non solo contro agenti esterni come le maree, al cui contenimento è deputata la costruzione del Mo.s.e., ma anche interni, con fiumi e canali, da controllare e gestire con lungimiranza, affrontare il dissesto idrogeologico con la prevenzione e non più come un’emergenza”, continua Comodo.

L’anomalia veneziana è anche rappresentata dal tipo di allagamento che si è verificato: “Il vero problema – conclude il Presidente di Fondazione Inarcassa - non è paradossalmente l’acqua alta, o meglio non solo, ma il fatto che essa sia salina. Questo comporta una serie di conseguenze più gravi rispetto alle consuete alluvioni che riversano sulle città acqua dolce. I danni provocati da quella salata non sono visibili subito, ma il sale corrode le strutture, si infiltra nelle porosità dei materiali, dai mattoni agli intonaci e con il clima secco tende poi a cristallizzarsi diventando pericoloso nel tempo per la stabilità dei materiali. Ecco perché serve prevenire”.

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