"E’ un falso mito considerare le costruzione un settore che anticipa il ciclo economico positivo. Non è mai stato così nel passato e, anche dove il Piano casa ha funzionato (come in Veneto), l’economia non è ripartita, se non adesso".
Con questo quadro del settore costruzioni Federico Della Puppa, docente di economia allo IUAV, introduce la tavola rotonda tenutasi al Ventennale della Finco a Milano questa mattina.
Negli ultimi tempi - spiega Della Puppa si sono registrati segnali positivi: riduzione del numero dei fallimenti, aumento degli occupati nel settore delle costruzioni, ripresa, leggera, del mercato immobiliare. Eppure le costruzioni non ritorneranno mai ai lavelli del 2008, non potranno più essere, se mai lo siano state, il motore dell’economia. E anche le imprese devono riconvertirsi da una catena del valore lineare ad una circolare, magari agganciando maggiore competenze attraverso le reti d’imprese e assecondando maggiormente le esigenze della clientela, spostandosi da fornitori di prodotti a fornitori di prodotti con servizi a valore aggiunto: gestione energetica o faciliti management.RENDERE OBBLIGATORIA LA MANUTENZIONE DELLE FACCIATE. Provocatorio l’intervento di Innocenzo Cipolletta, Presidente del Fondo Strategico, per il quale la programmazione legislativa può assicurare una crescita stabile al mercato.
In molti Paesi - racconta Cipolletta - esiste un obbligo alla riqualificazione delle facciate ogni 10 anni. Forse è meglio guardare a queste norme piuttosto che ad incentivi, che “drogano" il mercato. Qual è la conseguenza di una corretta programmazione su base legislativa? Certezza del quadro d’investimento da parte delle imprese, programmazione dei lavori, maggiore vantaggio economico per i proprietari, mantenimento del valore nel tempo degli immobili e maggiore bellezza della città.
Contrario dal punto di vista concettuale ad un obbligo nel settore immobiliare è il presidente di Confedilizia, Spaziani Testa.
La realtà attuale, anche per colpa di una fiscalità oppressiva, è fatta di proprietari che non hanno i soldi per mettere a posta la facciata, anche perché oppressi da sei imposte: imu, tasi, tari, irpef, addizionali locali. In questa situazione servono più gli incentivi che gli obblighi.
LE DETRAZIONI FISCALI SERVONO. Sergio Fabio Brivio (FOTO) - Vice presidente Finco e Uni - risponde alla provocazione di Cipolletta ricordando che:
Se gli incentivi avessero una programmazione pluriennale, magari con un decalage, consentirebbero anche una maggiore programmazione alle imprese. Anche l’imposizione sugli immobili potrebbe essere più facilmente essere accolta dal contribuente se fosse finalizzata ad opere sul territorio e sulle città.
Brivio cita una vecchia proposta Finco: destinare ad opere utili il 10% dell’imposizione immobiliare.
RENDERE L'EFFICIENZA ENERGETICA MENO COSTOSA. Su come ridurre l’efficiency gap e meno costosi gli interventi di riqualificazione energetica è intervenuto Federico Testa - Commissario ENEA.
Si può risparmiare sugli interventi di efficienza energetica se si rendono replicabili, incentivando l’elaborazione di linee guida, favorendo l’industrializzazione, ove possibile, creando dei modelle facilmente replicabili con risultati facilmente stimabili. Non tutto potrà essere “standardizzato”, ma è l’unica via per abbattere i costi. C’è poi un problema interno alla pubblica amministrazione, sempre meno capace di valutare un progetto, definire una gara di appalto o impostare un project financing. Tutte le professionalità sono migrate verso le municipalizzate. Come Fare? Mettere in piedi dei soggetti terzi, come Enea o Rse, che prendono il progetto e lo valutano su aspetti tecnici ed economici, affinché il soggetto finanziatore si senta più garantito nell’investimento finanziario, magari anche attraverso un fondo di garanzia ministeriale verso le banche.
Ma il legislatore, secondo Testa, dovrebbe anche affrontare la definizione di un quadro regolatori per le Esco, imprese che possono spingere gli investimenti, ma che hanno pur sempre la finalità del proprio profitto.
ANCHE PER GLI INTERVENTI SISMICI SERVE UNA DEREGULATION. Quanto la normativa attuale si nemica della riqualificazione degli immobili viene testimoniato dal presidente del CNI, Armando Zambrano.
Pensare che con la normativa attuale un condomino possa intervenire per una messa in sicurezza sismica è un’utopia. Abbiamo chiesto una norma che consentisse interventi limitati sulle singole unità immobiliari. Ma oggi un intervento puntuale su una struttura non è possibile perché occorre un progetto generale. Ma è difficile trovare unità d’intenti e la disponibilità ad effettuar interventi invasivi sulle strutture, magari continuando ad occupare l’immobile.IL VALORE DELLA NORMAZIONE PER L'INDUSTRIA NAZIONALE. Chiude la mattinata l’appello di Brivo a “salvare" la normazione nazionale.
L’Europa - spiega Brivio - riconosce alla normazione un ruolo fondamentale perché la ritene uno degli organi di regolamentazione del mercato. La normazione garantisce la competitività delle imprese e mette fuori mercato quelle che non riescono ad adeguarsi. Se ci sono, però, i controlli. In queste ore si sta discutendo di togliere l’80% del contributo pubblico all’Uni (si tratta di fondi Inail). Ai più non è chiaro il rischio che si corre. Si può pregiudicare la capacità dell’Uni di partecipare ai tavoli europei CEN ed ISO, non tutelando gli interessi o il know how dell’industria nazionale. Con conseguenze facilmente immaginabili in termini di capacità di penetrare i mercati internazionali e dei posti di lavoro in Italia.