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Ventilazione e raffrescamento naturali. L'architettura moderna dovrebbe ispirarsi al passato

L'architettura Moghul offre molti spunti su cui riflettere: dall'utilizzo del verde e acqua alla realizzazione di cortili e verande per limitare la radiazione diretta fino all'uso di pietra locale a bassa conducibilità

martedì 24 febbraio 2015 - Erika Seghetti

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Guardare al passato ci insegna a costruire il futuro. E in questo caso il termine 'costruire' va preso proprio alla lettera, perché la bioarchitettura e le tecniche di architettura passiva hanno antiche origini, da cui ci si ispira e val la pena continuare a fare. Bene inteso, non stiamo dicendo nulla di nuovo, come l'esperienza di Le Corbusier, Edward Lutyens, Rashtrapati Bhavan e Umaid Bhavan ci insegna, ma l'esempio dei Moghul, la più grande dinastia imperiale durante la dominazione islamica in India, ha offerto un contributo molto importante nel campo della progettazione attenta a tecniche di riscaldamento e raffreddamento naturale. Aspetto particolarmente importante in un momento in cui si riflette molto su come ridurre i consumi energici sfruttando sistemi naturali.
Per contrastare il caldo torrido delle aree desertiche, sono tre le tecniche messe a punto dall'architettura Moghul:

1- Giardini Moghul. Una delle caratteristiche dei giardini persiani è la suddivisione in quattro parti, con percorsi assiali o canali d'acqua che si intersecano al centro. Questo layout geometrico, grazie all'ausilio di due elementi, il verde e l'acqua, permette di controllare il microclima dell'edificio circostante. La vegetazione aiuta a raffreddare gli ambienti e a facilitare l'evapotraspirazione, mentre la presenza di canali d'acqua e fontane migliora l'umidità, sopratutto in caso di regioni con clima caldo e secco.



In qualche caso, come nel Nahar-i- Bahisht (noto come 'Il Canale del Paradiso'), questi canali sono stati estesi anche all'interno dell'edificio.


 

2- Cortili e verande. Come lo stesso Le Corbusier affermava 'il comfort è nelle sfumature, nelle correnti d'aria, nell'ombreggiamento'. E i Moghul la pensavano allo stesso modo: consapevoli del fatto che le stanze non dovevano essere inondate di luce diretta, hanno creato degli spazi intermedi, come cortili e verande, che proteggessero gli spazi. Il cortile diventava infatti il vero cuore degli edifici, perché, oltre all'aspetto non trascurabile di spazio riservato all'interazione sociale, consentiva di riparare gli ambienti abitativi sia dall'irradiazione diretta sia dall'esposizione al vento.
Porte e pareti venivano oltre ombreggiate con dei sistemi a sbalzo in pietra locale, che consentivano di controllare il flusso dell'aria e di creare un illuminazione diffusa, non diretta.





2- Involucro a bassa trasmittanza termica. I Moghul usavano per la muratura pareti molto spesse, generalmente realizzate con pietra locale, caratterizzata da bassa conducibilità termica, in grado quindi di isolare perfettamente l'edificio. Non è raro, poi, trovare delle pareti schermate, realizzate in bambù o in canna, spesso applicate, nella stagione estiva, alle finestre.

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