Via libera dal Consiglio dei ministri, in esame preliminare, su proposta del Presidente Matteo Renzi e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, al decreto legislativo sul nuovo “Codice degli appalti pubblici e dei contratti di concessione”.
In conferenza stampa il Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha spiegato che si tratta di una "riforma corposa" che passa dal vecchio Codice "da 660 articoli e 1500 commi a 217 articoli con una scelta di grandissima semplificazione e recepimento delle direttive europee".
SUPERAMENTO DELLA LEGGE OBIETTIVO. Delrio ha sottolineato che la legge delega prevedeva il superamento della legge Obiettivo, e il nuovo Codice Appalti approvato oggi dal CdM va in tale direzione: era necessario "superare la legge obiettivo" che si è rivelata "fallimentare dal punto di vista dei risultati". Non è più il tempo delle procedure straordinarie ma della normalità e della buona programmazione. La scelta si basa sull'utilità per i territori, a prescindere dalla dimensione delle opere, "gli si dà un tempo definito e finanziamento certi".
QUALITÀ DEGLI OPERATORI, DELLE STAZIONI APPALTANTI E DEI PROGETTI. Il ministro delle Infrastrutture ha sottolineato che il nuovo Codice ha come obiettivo la qualità. La qualità degli operatori economici, "con imprese vere, ricche di ingegneri e progettisti e povere di avvocati, esattamente il contrario di quello che viene oggi"; la qualità delle stazioni appaltanti che dovranno fare bandi di qualità e attrezzarsi; la qualità dei progetti - "troppo spesso”, ha ricordato Delrio, “andavano a gara progetti preliminari senza indagini geologiche e archeologiche preventive e un mese dopo l'aggiudicazione di un appalto iniziano le varianti; da ora a gara andrà il progetto con tutte le indagini preliminari eseguite e avremo più certezza di tempi giusti e costi giusti”.
PREVALE L'OFFERTA ECONOMICAMENTE PIÙ VANTAGGIOSA, ANZICHÉ IL MASSIMO RIBASSO, VIETATO IN CASI SPECIFICI. Inoltre, il nuovo Codice punta alla qualità delle gare, con lo stop al massimo ribasso e la scelta “dell'offerta economicamente più vantaggiosa, coniugando prezzo e qualità ed evitando il massimo ribasso in servizi delicati come quelli sociali o scolastici che tanti danni ha fatto al Paese in questi anni. In particolare, per quanto riguarda il massimo ribasso, si applicherà solo in casi particolari, molto marginali. Comunque la scelta dell'offerta economicamente più vantaggiosa è una scelta chiave ed è ben normata all'interno del codice”.
PIÙ POTERI ALL'ANAC. Viene rafforzata l'attività dell'ANAC, l'Autorità nazionale anticorruzione: “Il Governo andrà senz'altro incontro alla sollecitazione arrivata dal presidente dell'Autorità, Raffaele Cantone”, ha detto Delrio.
STRUMENTI ALTERNATIVI PER RISOLVERE LE CONTROVERSIE. "Abbiamo tantissimi contenziosi in fase preliminare che è un'anomalia tutta italiana” ha ricordato il ministro. Con il nuovo Codice sarà possibile "ricorrere a strumenti diversi dal contenzioso per risolvere le controversie, a cominciare dall'accordo bonario".
FREYRIE (ARCHITETTI): IL NUOVO CODICE MARCA UNA SIGNIFICATIVA DISCONTINUITÀ RISPETTO ALLA FARRAGINOSA NORMATIVA PRECEDENTE. “Credo che si possa senz’altro esprimere un giudizio positivo sul Decreto legislativo relativo al Codice degli Appalti approvato oggi dal Consiglio dei Ministri. Il nostro è un giudizio che si riferisce all’impianto politico e culturale del provvedimento che marca una significativa discontinuità rispetto alla farraginosa normativa precedente”.
Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori e Conservatori.
“Il riconoscimento della centralità del progetto - riportato ad unità e che non viene più “spezzettato” tra soggetti diversi - ed il superamento del massimo ribasso affermano, infatti, il principio che la qualità dell’architettura, il ricorso ai concorsi rappresentano l’unica strumento per realizzare buone architetture pubbliche, realizzate bene e al giusto costo e rispondenti concretamente ai bisogni dei cittadini che, attraverso il débat public, saranno ora partecipi delle scelte che riguardano il loro territorio. Così come rappresentano uno sbarramento contro la cattiva sorte delle opere pubbliche, il malaffare e la mafia”.
“Mentre ci riserviamo di esaminare i singoli articoli del Decreto, auspichiamo – conclude il presidente del Cnappc - che questo provvedimento, una volta approvato definitivamente e superato il vaglio delle Camere, possa concretamente contribuire a dare nuova linfa e a rilanciare il settore dei lavori pubblici e dell’edilizia”.