Con 142 voti favorevoli, 74 contrari e 10 astensioni, l'Assemblea del Senato ha ieri approvato il disegno di legge di conversione del decreto Semplificazioni (decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione), che passa ora alla Camera.
L'articolo 1 del provvedimento istituisce, nell'ambito del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, una sezione speciale, con dotazione finanziaria iniziale di 50 milioni di euro, dedicata a interventi, a condizioni di mercato, in favore di PMI che siano in difficoltà nella restituzione delle rate di un finanziamento precedentemente contratto con banche o intermediari finanziari, classificato come "inadempienza probabile" nella centrale rischi della Banca d'Italia, e che siano titolari di crediti certificati nei confronti delle pubbliche amministrazioni.
L'articolo 5 interviene sul Codice dei contratti pubblici, apportando una modifica all'articolo 80, relativo ai motivi di esclusione dalla partecipazione a una procedura d'appalto o di concessione, al fine di renderne la formulazione più conforme alla direttiva europea sugli appalti.
L'articolo 6, a partire dal 1° gennaio 2019, dispone la soppressione del SISTRI, il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, nonché l'obbligo di pagamento del contributo per l'iscrizione.
STRALCIATI MOLTI EMENDAMENTI. Dopo le perplessità manifestate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sono stati stralciati numerosi emendamenti in precedenza approvati dalle commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato. Le Commissioni hanno deciso di rinviare alcuni temi, come la modifica del Codice degli appalti, ad altro provvedimento.
Resta confermato l'emendamento dei relatori approvato dalle Commissioni che introduce una particolare ipotesi di nullità delle clausole disciplinanti i termini di pagamento a favore delle PMI. Inserendo un comma 4-bis nell'art. 7 del d.lgs. 231/2002 (Attuazione della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali), il comma 1-ter dell'art. 3, inserito dall'emendamento confermato, dispone che, nelle transazioni commerciali in cui il creditore sia una piccola o media impresa (PMI), si presume sia gravemente iniqua la clausola che prevede termini di pagamento superiori a 60 giorni. Tale presunzione non opera quando tutte le parti del contratto sono PMI.
Ricordiamo che questo emendamento è stato accolto con favore da Finco (LEGGI TUTTO).
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