Mercoledì 31 ottobre 2018 l'Aula della Camera dei deputati ha licenziato il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, recante disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze. Il provvedimento va ora al vaglio del Senato.
"Il Governo del Cambiamento – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – è per le norme salva abusi, altro che onestà e lotta all’illegalità e all’abusivismo edilizio. Alla Camera ieri notte la maggioranza ha approvato il decreto Genova lasciando all’interno i due condoni edilizi, quello per Ischia e per le zone terremotate del Centro Italia, a dispetto della legalità e della sicurezza. Due condoni che in futuro potrebbero essere allargati ad altre aree della Penisola e che premiamo ancora una volta i cittadini furbi e disonesti a discapito di quelli che rispettano la legge. Grazie a questo "condono a 5 stelle” le case costruite sotto ad una collina che può venire giù per una pioggia torrenziale o in una zona ad alto rischio sismico, insanabili col condono Berlusconi ma sanabili per quello del 1985 di Craxi, saranno ora legalizzate e ricostruite con i soldi dei contribuenti, mettendo anche a rischio la vita di chi ci vivrà”.
"Ora - continua Ciafani – il Senato, dove il testo approderà nei prossimi giorni, calendarizzi al più presto la discussione del provvedimento e ai senatori chiediamo di avere davvero il coraggio di modificare il Dl Genova cancellando le norme salva abusi, togliendo ogni riferimento al condono Craxi, e prevedendo per i tre comuni dell’isola di Ischia anche risorse adeguate per costituire temporaneamente un gruppo di tecnici che avrà l’esclusivo compito di chiudere le pratiche di condono ancora aperte facendolo attraverso le tre leggi di riferimento, del 1985, del 1994 e del 2003. Per la parte riguardante gli interventi nelle aree del centro Italia colpite dal sisma, chiediamo che si elimini possibilità di sanare difformità fino ad agosto 2016 modificando l’articolo 39-ter e si mantengano, invece, i termini del condono del 2003 come data massima; e che si elimini quella deroga che fa aumentare la tolleranza dal 2 al 5 per cento di incremento di volumetria per cui una difformità edilizia non viene considerata tale, con la conseguenza che non si pagheranno multe e si potrà ricevere il contributo pubblico anche per quell’aumento di volumetria”.