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Zero Energy Buildings, dagli Usa una definizione condivisa

Dopo anni di incertezze il DOE ha pubblicato la definizione condivisa di ZEB: un edificio dove la quantità di energia prodotta su base annuale è inferiore o uguale all'energia rinnovabile esportata in loco

venerdì 25 settembre 2015 - Erika Seghetti

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D'ora in poi quando si parlerà di ZEB si intenderà la stessa cosa. Almeno negli USA. Lo scorso 15 settembre il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti (DOE) ha infatti raggiunto un traguardo importante e molto atteso, quello di fornire una definizione univoca e condivisa sul concetto di 'Zero Energy Building', e anche di 'Net Zero Energy' e 'Zero Net Energy'.

Dopo un lavoro che ha visto il coinvolgimento di molti stakeholder e che è durato più di un anno e mezzo, il DOE ha pubblicato il documento 'A Common Definition for Zero Energy Buildings', dove si afferma che uno ZEB è 'un edificio energeticamente efficiente dove, da un punto di vista di fonte energetica, la quantità di energia prodotta su base annuale è inferiore o uguale all'energia rinnovabile esportata in loco.'  Questa definizione si applica anche ai campus e alle comunità.

Linee guida per l'applicazione degli standard

Il documento fornisce anche alcune linee guida per la misurazione delle prestazioni energetiche degli edifici, spiegando anche in che modo le definizioni possano essere interpretate ed applicate. 

Si stanno facendo degli enormi passi in avanti nel miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e la definizione proposta dal DOE aiuterà ancor più all'ottenimento di risultati importanti- ha dichiarato Brendan Owens, ingegnere capo presso l' US Green Building Council- L'USGBC è soddisfatto del traguardo raggiunto dal DOE e si augura che vi sarà l'impegno da parte dei soggetti coinvolti nel rispettare gli obiettivi previsti dalla definizione.

Sebbene negli ultimi anni (2012-2014) il numero di edifici classificabili ad energia zero, o quasi, sia praticamente raddoppiata e l'escalation non è destinata ad arrestarsi, la mancanza di una definizione condivisa e di standard prestazionali attraverso i quali confrontare le prestazioni è stata finora un ostacolo non da poco.

La riduzione del consumo energetico in un edificio di nuova costruzione o in una riqualificazione può essere raggiunta in vari modi e utilizzando una serie svariata di mezzi che vanno da una progettazione integrata a soluzioni di retrofit particolarmente efficienti, l'utilizzo di dispositivi per il controllo dei sistemi, l'implementazione di impianti a fonti rinnovabili e via dicendo. E' importante però conoscere gli standard da rispettare e le metodologie da seguire per raggiungere dei precisi risultati che possano effettivamente portare gli edifici a non consumare più energia di quanta ne producano.

Plauso dal mondo delle costruzioni

Certi che questa unità di intenti e di metri valutativi avvantaggerà tutti, gli organismi più auterevoli del settore dell'edilizia hanno accolto con entusiasmo la notizia e comunicato la loro personale soddisfazione. Commenti positivi sono arrivati dall'ASHRAE (American Society of Heating, Refrigerating, and Air-Conditioning Engineers), AIA (American Institute of Architects), IBPSA-USA (International Building Performance Simulation Association), NASEO (National Association of State Energy Officials).


E in Europa?

Se gli Usa possono finalmente festeggiare il raggiungimento di un traguardo atteso, stessa cosa non può dirsi per l'Europa. Dove neanche l'entrata in vigore della Diretta 2012/27/UE in materia di efficienza energetica ha portato dei significativi passi in avanti in termini di definizioni condivise. Ma a volte basta saper interpretare alcuni 'cavilli'. Ne parlava Livio Mazzarella in un interessante articolo pubblicato sulla rivista Aicarr Journal n.21, che vi proponiamo in allegato, intitolato 'NZEB, nella lingua (e mente) della Ue', che, a distanza di due anni, è da considerarsi tutt'ora attuale.
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