In una società in cui il lavoro è diventato parte fondante, se non esclusiva, della vita di ciascun individuo, il posto in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo assume un'importanza rilevante, e non trascurabile. Eppure non sempre viene dato il giusto valore ai posti di lavoro, che da luoghi deputati alla produttività e creatività si trasformano spesso in 'gabbie' impersonali e costrittive. Come invertire la tendenza? Quali cambiamenti dovrebbero essere messi in atto per rendere gli uffici degli spazi confortevoli e 'a misura di lavoratore'? Sono queste le domande che sono state rivolte ai partecipanti del concorso di progettazione 'Workplace of the Future 2.0', indetto dal magazine Metropolis in collaborazione con Business Interiors, azienda specializzata in soluzioni arredo per uffici, i cui vincitori sono stati da poco annunciati.
Mettere al centro il benessere dei dipendenti
Chiamati ad immaginare l'evoluzione dei luoghi di lavoro nei prossimi 15 anni, progettisti ed architetti hanno messo al primo posto -questa la tendenza generale emersa dalle 153 proposte- il benessere degli occupanti. Non hanno immaginato spazi più belli, funzionali o avveniristici ma luoghi in grado di rispondere alle reali esigenze del lavoratore, migliorandone sia la produttività sia la tranquillità personale. C'è chi ha promosso l'active design, perché l'esercizio fisico è una delle componenti più importanti per ristabilire un equilibrio psico-fisico, chi ha pensato a sale riunioni realizzate nel giardino aziendale, chi ad aree in comune dotate di ogni confort, dal bar ai divanetti.
Il progetto vincitore: 'Organic Grid+', l'ufficio con l'orto
L'idea vincitrice è però quella firmata dagli interior designers Sean Cassidy e Joe Wilson, che punta tutto sulla modularità e personalizzazione degli spazi. “I lavoratori sono il cuore delle aziende- ha dichiarato Cassidy- e dovrebbero essere trattati come tali. Se trascorriamo un terzo della nostra vita al lavoro, ci dovrebbe essere un rapporto più intimo con lo spazio.”
'Organic Grid+'- questo il nome del progetto- ha muri, scrivanie e sali riunioni totalmente personalizzabili. Le stanze sono flessibili e possono essere costantemente adattate alle esigenze del singolo lavoratore o del momento. Ma non è tutto qui. La novità introdotta dai due designer- che in realtà è in linea con i trend attuali della progettazione- è quella di aver previsto una serie di blocchi esterni che fungono da orto. La cura di questi spazi è affidata ai dipendenti, con il duplice obiettivo di incentivare lo svolgimento di attività extra-lavorative e di migliorarne l'alimentazione (gli ortaggi possono essere raccolti, cucinati e mangiati durante la pausa pranzo). Senza considerare tutti gli altri benefici del verde: riduzione dello stress, del rumore e raffrescamento naturale degli ambienti.
Secondo classificato: 'Hybrid Office', una via di mezzo fra 'ufficio tradizionale' ed open-space
Il progetto secondo classificato parte invece da una messa in discussione del tanto decantato open-space. Chi lo dice- provoca l'architetto Edward Ogosta- che lavorare in uno spazio aperto e condiviso possa davvero aumentare la produttività aziendale perché incentiva il confronto e la collaborazioni fra colleghi? Nella maggiorparte dei casi gli open-space sono soltanto luoghi dove regna il caos più totale, dove è difficile concentrarsi e dove la personalità del singolo individuo (ad esempio quelli più introversi) non viene rispettata.
L'Hybrid Office cerca di coniugare tutte le esigenze, con postazioni lavorative non totalmente indipendenti ma comunque separate le une dalle altre, molti spazi in comune riservati alla socializzazione (di modo che se si ha voglia di fare due chiacchiere è possibile farlo in un'area dedicata e senza disturbare i colleghi) e sale riunioni a sé stanti, perché non è così raro che le riunioni fra colleghi si svolgano nell'open space, finendo per dar fastidio alle persone non coinvolte.