“Questo provvedimento non ha lo scopo di eliminare il divieto derivante dalle leggi razziali del ’39 che impedirebbe alle società di ingegneria di operare nel settore privato. Abbiamo dimostrato più volte che tale divieto non può derivare dalla legge del ’39, peraltro già definitivamente abrogata nel 2011. Esso deriva, invece, dalla necessità di garantire concorrenza e parità di trattamento tra le società di ingegneria e le società tra professionisti. Aprire alle prime il mercato del settore privato significherebbe spazzare via definitivamente le STP”.
È quanto sostiene Armando Zambrano, Coordinatore della RPT, in merito all'articolo 32 del disegno di legge Concorrenza approvato dal CdM il 20 febbraio scorso, che apre il mercato dei privati alle società di ingegneria (LEGGI TUTTO).
IL CONFRONTO TRA STP E SOCIETÀ DI INGEGNERIA. La Rete delle Professioni Tecniche da tempo fa notare come le società tra professionisti siano chiamate a rispettare vincoli e adempimenti dai quali le società di ingegneria sono esentate. In particolare: l'obbligo dell’assicurazione professionale; l’obbligo dell’aggiornamento continuo per i propri soci; l’obbligo del preventivo; l’esercizio in via esclusiva dell'attività professionale da parte dei soci; l’affidamento dell’esecuzione dell'incarico professionale conferito alla società solo ai soci in possesso dei requisiti per l'esercizio della prestazione professionale richiesta; il controllo disciplinare da parte di Consigli di disciplina terzi.
Di fronte a questa disparità di trattamento – vedi tabella sotto - “l’apertura del mercato dei privati alle società di ingegneria segnerebbe la fine delle STP”, avverte la RPT.